Pericolosa recrudescenza di criminalità nel capoluogo aretuseo e in provincia. Le indagini sono in corso e fra gli inquirenti regna il massimo riserbo.
Pacco bomba a Siracusa, il secondo rinvenuto nel giro di una settimana. Il 10 maggio scorso, in serata, negli uffici della squadra Mobile è arrivata la segnalazione, da parte di un cittadino, di un pacco sospetto in via Filisto, nella parte nord della città, proprio a ridosso di un’abitazione. Giunte sul posto le forze dell’ordine hanno messo in sicurezza l’area e richiesto l’intervento degli artificieri della Polizia di Catania.
L’ordigno rudimentale era disinnescato, ma fino alle 22, ora in cui l’allarme è rientrato, i residenti hanno vissuto momenti di vero terrore. Ma chi e perché ha lasciato un pacco bomba in un centro residenziale? Si tratta di un atto intimidatorio? Ciò che rende la vicenda ancora più inquietante è il fatto che si tratta del secondo ordigno rinvenuto in città a distanza di pochi giorni. L’intervento degli artificieri di Catania, infatti, si era già reso necessario il 2 maggio, quando gli agenti della Polizia di Stato e i Vigli del fuoco, sono intervenuti in via Pietro Novelli per la presenza di un ordigno sul parabrezza di un’auto. In quel caso non era disinnescato anzi, pare che già vi fosse stata un’esplosione che ha spinto i residenti a chiamare le forze dell’ordine.
Bocche cucite, al momento, da parte degli inquirenti, il Questore di Siracusa, Gabr
iella Ioppolo, da noi contattata, ha preferito non rilasciare dichiarazioni: “..Ci sono indagini in corso – fanno sapere dal suo ufficio- renderà dichiarazioni non appena sarà possibile avere un primo quadro che possa permettere di comprendere ciò che sta accadendo nella storica città siciliana”. Anche dagli investigatori sembra trasparire preoccupazione per il susseguirsi di una serie di eventi delittuosi che stanno provocando tensione. A Siracusa c’è aria pesante. Nella notte tra sabato e domenica, in via Barresi, sono andate a fuoco tre auto. Anche in questo caso non ci sono conferme da parte degli inquirenti, ma l’incendio sarebbe doloso. Un’altra auto era stata data alle fiamme il 31 marzo scorso in via Filisto, proprio la via in cui è stato ritrovato l’ultimo pacco bomba.
Nel pomeriggio del 30 aprile, invece, a bruciare era stato un chiosco che si trova all’ingresso della pista ciclabile della città aretusea. Insomma una vera e propria escalation di eventi delittuosi che ingenerano paura. Gli episodi degli ordigni riportano alla mente i fatti che si sono registrati nel 2017 con diverse esplosioni di “bombe carta”: nel novembre un ordigno esplose in via Torino, colpendo il locale di un barbiere, un paio di giorni prima un’altra esplosione aveva distrutto una panineria ad Ortigia e diversi altri fatti ancora avvenuti anche anni dopo e in paesi vicini. Agli inquirenti spetta trovare i collegamenti e comprendere cosa si celi dietro queste azioni. Sono ritorsioni nei confronti di persone che non vogliono piegarsi al pizzo o c’è in ballo il controllo del territorio?
Intanto nel vicino Comune di Noto, le forze di Polizia hanno portato a termine un’operazione culminata con l’arresto di 4 persone: sono accusate di estorsione. Ad agire sono stati gli agenti del locale Commissariato che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare emessa dal Gip nei confronti di Simone Manenti, Corrado Rizza, Davide Latino e Maria Restuccia. Rizza, pluripregiudicato, aveva preso di mira un uomo sottomettendolo grazie alla sua forza intimidatrice e criminale riuscendo addirittura a farsi consegnare il bancomat dal quale ha prelevato oltre 11 mila euro. Corrado Rizza, detto “Currarino”, assuntore di droga, per acquistare lo stupefacente aveva contratto ingenti debiti con il trio Restuccia – Latino – Manenti, e agli stessi aveva indicato, quale garante, la sua povera vittima alla quale aveva già estorto migliaia di euro. A quel punto i tre creditori iniziano a vessare l’uomo indicato dal debitore e, nel frattempo, provano a cercare Rizza che, invece, sparisce nel nulla. Quando “Currarino” viene trovato, subisce una pesante lezione da Simone Manenti che lo aggredisce in pieno centro storico. Questo fatto avviene il 6 maggio e Manenti viene tratto in arresto dalla Polizia, il resto della banda prova a cancellare le conversazioni e distruggere le schede telefoniche, ma per gli inquirenti oramai il dado è tratto. Corrado Rizza è stato trasferito nel carcere di Ragusa dove era già rinchiuso Simone Manenti, mentre per la 31enne Maria Restuccia, detta Ramona, e il suo convivente, Davide Latino, è stata disposta la misura dei domiciliari con il braccialetto elettronico.