Il sindacato denuncia la precarizzazione del lavoro e chiede il ritiro immediato del provvedimento, l’assunzione diretta dei professionisti e la stabilizzazione nazionale.
Palermo – La Confederazione Sindacale SINALP, in rappresentanza dei lavoratori ASACOM e in difesa del diritto al lavoro dignitoso, esprime la più ferma condanna nei confronti della recente decisione del Comune di imporre l’apertura della Partita IVA quale condizione vincolante per la prosecuzione dell’attività professionale.
Tale imposizione è una scelta maldestra, giuridicamente inopportuna e socialmente inaccettabile.
Essa rappresenta una palese forzatura contrattuale che snatura la vera natura del rapporto di lavoro, il
quale, per le sue modalità di continuità, vincoli e inserimento organizzativo, presenta tutti i caratteri della
subordinazione e non dell’autonomia professionale. Questa decisione non è solo un colpo inferto a una categoria fragile, ma un vero e proprio tentativo di scaricare sui lavoratori costi e oneri che dovrebbero competere all’amministrazione pubblica.
I lavoratori ASACOM vengono coattivamente trasformati in “imprenditori di sé stessi”, sobbarcandosi spese per contributi INPS, IVA, commercialista, assicurazione e IRPEF, erodendo un compenso già esiguo e
privandoli delle tutele fondamentali del lavoro subordinato quali ferie, malattia, maternità e TFR.
In un contesto nazionale in cui si parla di contrastare il lavoro sommerso e la precarietà, il Comune di
Palermo adotta una misura che, di fatto, istituzionalizza la falsa partita IVA e promuove un modello di
lavoro più debole e meno tutelato.
La gravità di questo atto amministrativo è inaccettabile, soprattutto se inserita nel drammatico quadro socio-
economico della Sicilia. La nostra Regione, dichiara il Segr. Sinalp Dr. Andrea Monteleone, continua a detenere una delle più alte percentuali di disoccupazione giovanile d’Europa. Con la conseguenza che la Sicilia è teatro di un incessante esodo di massa.
E’ giusto evidenziare che ogni anno, oltre 25.000 giovani tra i 18 e i 35 anni, molti dei quali laureati e
altamente qualificati, sono costretti ad emigrare per cercare altrove stabilità, dignità sociale e opportunità di impiego coerenti con la loro formazione.
Imporre la Partita IVA a professionisti sociali come gli ASACOM non è solo un errore amministrativo, ma
una sconfitta morale e politica di chi dice di voler amministrare questa terra, che accelera la
distruzione dei livelli occupazionali stabili e incentiva ulteriormente la fuga dei migliori talenti.
La Sicilia non può permettersi di continuare a perdere le sue professionalità migliori a causa di scelte
amministrative miopi e penalizzanti che, invece di incrementare il lavoro stabile, ottengono l’esatto
contrario, la precarietà come modello operativo, utile solo a distruggere di quel che resta del welfare
Siciliano.
La mancata risposta del Comune di Palermo alla nota formale trasmessa dal SINALP il 18 ottobre 2025 è
sintomo di un preoccupante disinteresse istituzionale verso il dialogo sociale e verso i diritti di chi
garantisce l’inclusione scolastica.
Questo atteggiamento non solo mortifica i lavoratori, ma offende le famiglie dei ragazzi disabili che, ad
anno scolastico inoltrato, attendono ancora l’avvio regolare del servizio, in violazione delle vigenti
normative sull’integrazione e sull’inclusione scolastica. Alla luce di quanto esposto, il SINALP Sicilia richiede con la massima urgenza il ritiro immediato del provvedimento che obbliga gli ASACOM all’apertura della Partita IVA.
Il riesame della natura del rapporto di lavoro, riconoscendo la sua reale configurazione subordinata, con
conseguente trattamento contributivo e fiscale dovuto. L’apertura di un Tavolo di Confronto Permanente con le rappresentanze sindacali e le famiglie per individuare una soluzione equa e sostenibile, finalizzata all’assunzione diretta dei lavoratori. L’impegno concreto a sostenere la rapida approvazione del Disegno di Legge unificato (NT1), fermo al Parlamento Nazionale, che prevede la stabilizzazione nazionale degli ASACOM con contratto a tempo indeterminato e come dipendenti del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Il futuro del nostro territorio passa dal lavoro stabile, riconosciuto e giustamente retribuito, non da un
modello che trasforma il servizio pubblico essenziale in una partita contabile.
Chiediamo che la politica siciliana si faccia promotrice della stabilizzazione di questi professionisti, mettendo fine al vergognoso gioco orchestrato sulla loro pelle, su quella dei ragazzi disabili e delle loro famiglie.