Disposta l’autopsia sul corpo della giovane promessa del beach volley. Prelevato il DNA di un ragazzo.
Bagheria – Un tragico mistero avvolge la morte di Simona Cinà, una ragazza di 21 anni trovata senza vita sul fondo della piscina di una villa a Bagheria, dove era in corso una festa privata. La giovane, promettente atleta di beach volley e studentessa di Scienze Motorie, è stata rinvenuta nella notte in una residenza in via Sant’Isidoro.
L’allarme è scattato intorno alle 4 del mattino, quando alcuni partecipanti alla festa si sono accorti della presenza del corpo della ragazza sul fondo della piscina, profonda meno di un metro. Immediata la chiamata ai soccorsi: i sanitari del 118 sono intervenuti tempestivamente tentando in tutti i modi di rianimare Simona ma ogni sforzo si è rivelato vano.
I carabinieri di Bagheria hanno immediatamente avviato le indagini per fare luce sulle circostanze della morte. La villa è stata posta sotto sequestro e i magistrati della Procura di Palermo hanno disposto l’autopsia sul corpo della giovane per accertare le cause esatte del decesso.
All’una di notte Simona invia un messaggio alla madre: le dice che sta per fare il bagno in piscina e che, per un po’, non avrà con sé il cellulare. Alle 3.20 la sua migliore amica – come lei stessa riferirà poi ai carabinieri – lascia la festa, mentre Simona resta con altri ragazzi del gruppo. Alle 4.10 qualcuno chiama il numero unico di emergenza per chiedere aiuto. Tre minuti dopo arriva la segnalazione al 118, che raggiunge la villa alle 4.23.
Simona è già stata tirata fuori dall’acqua e qualcuno ha tentato, in modo approssimativo, di rianimarla — lo testimoniano i segni rossi trovati sul suo petto dal medico legale. Ma per lei non c’è più nulla da fare. Alle 4.50, preoccupata perché la figlia non è ancora rientrata, la madre prova a chiamarla. Risponde un ragazzo: «Venga subito, Simona sta male». Insieme al marito, impiegato in un supermercato, alla sorella gemella della ragazza e al fratello maggiore, si precipitano a Bagheria. All’alba arriva anche il legale della famiglia Cinà, l’avvocato Gabriele Giambrone. In giardino, in attesa di essere ascoltati dai carabinieri, una ventina di ragazzi – alcuni ancora in costume da bagno, assonnati e sotto shock – assistono impotenti alla disperazione dei genitori. Più o meno, tutti forniscono la stessa versione: «Non ci siamo accorti di nulla. L’abbiamo trovata in piscina, ormai senza vita, solo dopo un po’».
Un racconto che però lascia molti dubbi al legale: «Com’è possibile che, in uno spazio di meno di 100 metri quadri, decine di ragazzi non si siano accorti per diversi minuti che una persona giaceva immobile in piscina? E perché, come riferito da alcuni, Simona era a faccia in su? Se avesse avuto un malore cadendo in acqua, sarebbe rimasta in quella posizione?».
Simona, pallavolista, potrebbe aver avuto un malore dopo essere entrata in piscina, ma resta da chiarire se sia stata soccorsa in tempo. «Sarà l’autopsia a dare risposte anche se era in ottima salute, conduceva una vita sana ed evitava alcol proprio perché sportiva. Rimane comunque inspiegabile che nessuno si sia accorto di nulla per così tanto tempo».
Agli occhi degli investigatori, anche la scena del giardino appare insolita. Tutto era in ordine: piscina e giardino puliti, bottiglie d’acqua raccolte in buste di plastica, nessuna traccia di alcol. Eppure, nel messaggio d’invito alla festa, si suggeriva di portare il costume, prevedendo che «qualcuno troppo ubriaco» potesse cadere in piscina.
Il sospetto, quindi, è che dopo la tragedia qualcuno abbia tentato di ripulire l’area. Tuttavia, se l’alcol è stato rimosso, non è stato possibile cancellare il sangue trovato dai carabinieri. «Un ragazzo ha dichiarato di essersi ferito dando un calcio a una sedia, sconvolto per l’accaduto», riferisce l’avvocato. Il giovane è stato sottoposto al test del DNA per verificare se quelle tracce ematiche siano effettivamente sue.
Una giovane promessa dello sport
Simona Cinà non era soltanto una studentessa universitaria: era una talentuosa atleta che aveva fatto della pallavolo la sua vita. Dopo aver militato per anni nella Capacense, si era dedicata al beach volley raggiungendo il 257° posto nella classifica mondiale, un risultato significativo per una ragazza della sua età.
“Simona era una ragazza solare che amava la pallavolo”, ricorda con commozione Paolo Di Maggio, presidente dell’Acds Capacense Volley. “Ha giocato nella nostra società fino allo scorso anno. Per lei la pallavolo era tutto. Ha insegnato anche a tanti bambini. Siamo distrutti per questa notizia”.

La giovane aveva interrotto l’attività agonistica lo scorso anno per dedicarsi agli studi: era iscritta a Scienze Motorie a Palermo e si preparava a partire a settembre per l’Erasmus in Spagna, dove avrebbe potuto incontrare anche il fratello.
Simona lascia una sorella gemella, un fratello e i genitori, che da sempre vivono a Capaci. La notizia della sua morte ha sconvolto non solo i familiari ma anche l’intera comunità sportiva che la conosceva e stimava.
Gli inquirenti stanno ora lavorando per ricostruire gli ultimi momenti di vita di Simona e comprendere cosa sia accaduto in quella piscina. L’autopsia, che verrà eseguita nei prossimi giorni, dovrebbe fornire elementi cruciali per chiarire se si sia trattato di un tragico incidente o se vi siano altre circostanze da accertare.