Il governatore vuole il “modello Genova”: “Chiederò al governo poteri speciali”. E lancia frecciate indirette al ministro Musumeci.
Palermo – “Scopro che tre grandi dissalatori a Porto Empedocle, Gela e Trapani che funzionavano e garantivano un getto di 600 litri al secondo, 14 anni fa sono stati disattivati dalla politica che non li ha riattivati in questi anni. Questo è un buco che mi trovo a colmare ma ovviamente ci vogliono dei tempi. Chiederò al governo poteri in deroga, modello Genova, per accelerare i tempi”. Lo ha detto il presidente della Regione siciliana Renato Schifani intervistato da Radio anch’io. Parlando dell’emergenza siccità che da mesi colpisce la Sicilia, il governatore va all’attacco.
“Le difficoltà sono anche relative alle procedure che sono poste a tutela della legittimità degli atti – spiega Schifani -. Ieri, ad esempio, ho dato una direttiva agli uffici del Genio civile della Sicilia, che nel momento in cui viene trovato un pozzo, la procedura amministrativa possa essere data, non nei 60 giorni previsti ma, con una perizia giurata, in 10 giorni per potere usare l’acqua per fini irrigui, non certo per fini potabili. Questo lo abbiamo fatto in autonomia, ci siamo presi la responsabilità e questo comincia a dare i propri frutti, abbiamo già trovato i primi pozzi”.
Pur senza nominarlo, Schifani lancia frecciate al suo predecessore, Nello Musumeci, oggi ministro della Protezione civile. “Non voglio fare polemica con chi mi ha preceduto. Dico solo che ho trovato una situazione disastrosa. Per cui, non escludo che in passato si siano fatti dei progetti e degli stanziamenti, ma non trovo né laghetti né nulla. Trovo un territorio dove alcune dighe sono completate ma non collaudate, alcune dighe non sono mai state pulite e gli ultimi 10 metri sono composti da sabbia. In questo non voglio fare processi a qualche mio predecessore. Sono concentrato più sul fare che no additare ad altri, non è nel mio stile”.
In merito alle notizie di disdette dei vacanzieri per la carenza di acqua, il governatore ha detto che “non c’è nessun calo del turismo e questa fake news di certa stampa internazionale, che vede una Sicilia in ginocchio sul piano turistico, la contesterò in ogni forma”. Secondo Schifani “c’è stata quasi un’aggressione da parte dei media esteri per vendere qualche copia in più. Ma, aggiunge, “non ho registrato ulteriori attacchi di questi giornali, anche perché li ho sfidati pubblicamente a indicare quali alberghi siciliani siano stati costretti a chiudere per colpa della siccità”.
Schifani ha parlato anche dei fondi sui quali negli ultimi giorni c’è stata un’altra diatriba con l’ex governatore Musumeci: “Stiamo usando a pieno le somme che la Protezione civile ci ha assegnato, 20 milioni di euro, più 28 milioni provenienti dal governo regionale, proprio per affrontare questa emergenza”. Replicando a distanza a Schifani, secondo cui le risorse a disposizione per la lotta alla siccità sono state usate al 60 per cento e non al 30 per cento, Musumeci ha spiegato: “Non ho mai parlato di risorse anti-siccità ma di programmazione anti-siccità. Alle Regioni abbiamo dato l’anno scorso 800 milioni del Pnrr, una parte dei quali destinati alla Sicilia, che oggi risultano impegnati solo al 30 per cento a livello nazionale”.
In merito al dissalatore di Gela, il deputato dell’Assemblea regionale siciliana Ismaele La Vardera, dopo averlo visitato, ha denunciato che “la Regione, e quindi i cittadini, pagano oltre 10 milioni di euro l’anno per la struttura dismessa e abbandonata da oltre dieci anni. Il dissalatore è stato dismesso definitivamente nel 2012, ma la Regione continua a pagare una rata salatissima da 10,5 milioni di euro l’anno per una struttura che è ormai ridotta ad un ferro vecchio. È il caso paradossale dell’impianto di Gela, che nella Sicilia della grande sete è stato individuato, insieme a Porto Empedocle e Trapani, con uno dei grandi dissalatori che potrebbero essere ripristinati per servire una delle aree più colpite della siccità“.