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Si fa presto a dire LEA, al Sud la sanità è in coma irreversibile

Nonostante i “piani di rientro” e dopo i commissariamenti gli obiettivi, secondo la Fondazione GIMBE, non sono stati raggiunti.

Roma – La sanità al Sud versa in stato di coma irreversibile! Che il servizio sanitario nazionale stesse crollando, emerge da qualsiasi studio venga effettuato, in particolare nel Meridione d’Italia. Le liste d’attesa con tempi immemori stanno diventando uno standard per tutto lo stivale, ma al Sud l’accesso alle cure è molto più gravoso e difficoltoso. La nostra legislazione sanitaria prevede i “livelli essenziali di assistenza”, i famosi LEA. Ovvero, le prestazioni ed i servizi sanitari erogati ai cittadini, gratuitamente oppure dietro versamento del ticket. Ebbene, secondo il monitoraggio che le istituzioni sanitarie effettuano periodicamente esiste un notevole divario tra Nord e Sud. Ma quello che emerge in tutta la sua drammaticità è che le regioni meridionali violano la legge non riuscendo ad assicurare cure e assistenza adatte ai bisogni degli utenti.

Nonostante i “piani di rientro” a cui hanno dovuto sottostare Abruzzo, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia, oltre Calabria e Molise, addirittura commissariate, gli obiettivi, secondo la Fondazione GIMBE, non sono stati raggiunti. Com’è noto la Fondazione si prefigge di diffondere l’informazione scientifica per migliorare la salute dei cittadini e la sostenibilità di un servizio. Le note dolenti riguardano una maggiore carenza di posti letto, inadeguatezza nel raggiungere pronto soccorso e farmacie. A pagare il prezzo più alto sono le zone interne di molte regioni meridionali, che si sono trovate sprovviste di servizi sanitari basilari. Inoltre, le difficolta si acuiscono per la penuria di un efficiente sistema di trasporti e di una viabilità malfunzionante, il risultato non può che essere la privazione per tanti cittadini non in grado di muoversi con autonomia.

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La prevenzione oncologica è quasi sconosciuta al Sud, dove è stato registrato un tasso di mortalità per tumori più alto che nel resto del Paese. Ad esempio, gli screening a cui bisogna sottoporsi per la prevenzione, al Nord vengono effettuati nel 80% dei casi, mentre al Sud al 58%. Secondo Svimez, un’associazione il cui scopo è lo studio delle condizioni socio-economiche del Mezzogiorno, la scarsa partecipazione alle campagne di prevenzione, dipende dalle offerte inadeguate. E’ una situazione che favorisce la “mobilità sanitaria”, con la migrazione di cittadini bisognosi di cure e con esborsi economici, sia per le casse delle regioni da cui ci si sposta, sia per le “tasche” dei cittadini stessi. Ma non tutti possono sostenere spese di viaggio, alloggio e prestazioni sanitarie, con la conseguenza che ci sono persone che non possono curarsi.

La carenza di cure idonee si è esacerbata a causa della mancanza di personale sanitario sia esso medico o infermieristico, dovuta, tra l’altro, a stipendi bassi e carico di lavoro eccessivo, con turni logoranti. La recente legge sull’autonomia differenziata, approvata lo scorso gennaio dal Senato, secondo alcuni esperti, non solo porterà alla frantumazione della sanità meridionale, ma potrà significare il funerale definitivo del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con tutti gli effetti deleteri dal punto di vista economico e sociale. Per la cronaca, con l’autonomia differenziata si intende il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione alle regioni a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato e la salute rientra tra queste.

Il futuro non può che essere a tinte fosche. Le regioni più ricche, al Nord, aumenteranno la loro ricchezza, mentre quelle povere, al Sud, si troveranno ancora più svantaggiate di quanto non lo siano già, costrette a subire una frattura strutturale, con gravi ripercussioni sanitarie e sociali. E’ come trovarsi su una nave alla deriva, con la quasi certezza di naufragare. Anche perché di nocchieri che possano condurla in porto, non se ne vedono all’orizzonte!

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