Sevizie indicibili, poi la morte: dall’autopsia l’orrore della strage di Altavilla Milicia

Stando agli esami la prima a morire è stata la madre. Poi è toccato al piccolo Emanuel e infine a Kevin. Il medico legale: “Ferocia rara”.

Palermo – Il primo dei due ragazzi ad essere ucciso è stato il piccolo Emanuel, 5 anni appena: torturato, massacrato di pugni e calci per “espellere Satana” e infine strangolato. Sul suo corpicino le tracce di sevizie durate per giorni, forse per settimane, e perpetrate per mezzo di cavi elettrici, attizzatoi e fili di ferro. Poi è toccato a Kevin, 16 anni, che dopo aver assistito (e forse partecipato attivamente) al massacro del fratellino, è stato a sua volta incaprettato con una catena e soffocato con uno strofinaccio ficcato in gola.

Prima di entrambi, e con ogni probabilità davanti ai loro occhi, era stata seviziata e barbaramente uccisa la madre, Antonella Salamone, 40 anni, e il suo cadavere smembrato e sepolto nella campagna dietro casa. Sono dettagli degni del peggior film dell’orrore quelli emersi dall’autopsia svolta ieri dal medico legale Davide Albano sulle salme delle tre vittime della mattanza di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. “Raramente ho visto una ferocia di questo genere”, ha commentato uscendo dal Policlinico di Palermo.

Il luogo della mattanza transennato dai carabinieri

Per la strage sono quattro gli indagati, accusati di omicidio plurimo e soppressione di cadavere: il reo confesso Giovanni Barreca, marito e padre delle vittime, i presunti complici Sabrina Fina e Massimo Carandente (i cui legali hanno rimesso il mandato per “motivi professionali”) e la figlia 17enne di Barreca. Quest’ultima avrebbe partecipato attivamente agli esorcismi e agli omicidi convinta – come anche Kevin – che il demonio fosse entrato in casa e nei corpi delle vittime. È stata lei stessa a confessarlo ai magistrati della Procura dei minorenni che, dopo l’arresto del padre, l’avevano affidata a una comunità protetta.

Secondo le prime informazioni circolate subito dopo la scoperta del massacro, la ragazza era stata trovata dai carabinieri, unica sopravvissuta, nascosta in camera “in stato confusionale”. Ma col tempo la verità che è emersa è un’altra e molto più raccapricciante. La 17enne avrebbe ricoperto un ruolo attivo nelle torture e nella mattanza, come ha ammesso lei stessa durante gli interrogatori. Agli inquirenti ha confessato di aver sottratto alla madre e ai fratelli i cellulari così che non potessero chiedere aiuto. Durante e dopo il massacro, la 17enne avrebbe chattato come se niente fosse con le amiche e dormito tranquillamente nella stanza accanto a quella dove giacevano i cadaveri dei fratelli. Un orrore indicibile, a proposito del quale non c’è traccia di pentimento. “Rifarei tutto, dovevamo liberarli dal diavolo”, avrebbe detto la giovane al procuratore per i minorenni, ribadendo l’assoluta convinzione che la casa fosse infestata da presenze demoniache.

Secondo quando ipotizzano gli inquirenti, Antonella Salamone dopo un’iniziale partecipazione si sarebbe opposta al proseguimento dei rituali esorcistici sul figlio più piccolo, tradendo i patti e diventando succube e complice del Maligno. Rituali che, secondo quanto ha affermato la ragazza, sarebbero stati sollecitati e condotti dalla coppia Carandente-Fina. “Avevano ragione, mamma ed Emanuel erano posseduti”, ha spiegato la 17enne al magistrato. E quando Antonella Salamone ha deciso di dire basta e ha minacciato di chiamare i carabinieri, per lei e per i due figli maschi è scattata la condanna a morte.

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