Sesso in sagrestia in cambio di regali

Il prete è stato arrestato dopo la denuncia sporta dai genitori di un chierichetto minorenne costretto ad abusi sessuali per anni. L’indagato lo avrebbe considerato come il suo fidanzatino.

GENOVA – Un’altra pesante tegola si abbatte sulla chiesa cattolica: un noto sacerdote finisce ai domiciliari per abusi sessuali su minore in cambio di regali. E il fattaccio potrebbe allargarsi anche ad altri ragazzini che, nel frattempo, hanno incominciato a raccontare fatti scabrosi. Il 2 agosto scorso è stato arrestato dai carabinieri don Andrea Melis, 60 anni, padre dell’ordine degli Scolopi e presidente di Fidae-Liguria, federazione scuole cattoliche, e direttore della Scuola d’infanzia ed elementare “Padre Assarotti” nonché parroco assegnato alla chiesa di Sant’Antonio da Padova a Finale Ligure.

Il prete è stato posto ai domiciliari su disposizioni del tribunale di Genova a seguito delle indagini della locale Procura con la grave accusa di violenza sessuale e successiva inchiesta, ancora in corso, per i reati di prostituzione minorile e tentata violenza aggravata in danno di altri soggetti minorenni. Le indagini sono partite dopo la denuncia dei genitori di un sedicenne che faceva il chierichetto con don Melis. Il sacerdote avrebbe dimostrato uno strano quanto morboso attaccamento al loro figliolo a cui il prete donava, a ripetizione, regali costosi come vestiti griffati, soldi, videogiochi, smartphone e cene in ristoranti della riviera ligure.

Padre Andrea Melis

Quando i genitori, in particolare la madre, scoprivano anche una carta prepagata contenente 5mila euro intestata al ragazzino vietavano al figlio di intrattenere ulteriori rapporti con il sacerdote. Don Melis, però, non avrebbe mollato l’osso, come si dice, mantenendosi comunque in contatto con il giovane che poi finiva per raccontare tutti i particolari della rivoltante vicenda ai carabinieri. I militari di Genova, coordinati dal Pm Federico Panichi, avrebbero accertato che Melis aveva fatto di tutto pur di guadagnarsi la fiducia del chierichetto che, all’inizio della loro relazione malata, aveva soltanto 12 anni.

Per quasi 4 anni dunque il minore sarebbe stato costretto a subire abusi sessuali senza potersi confidare con i genitori dietro suggerimento, ma sarebbe meglio dire imposizione, dello stesso sacerdote che lo trattava come se fosse il suo fidanzatino. Il prete, che ricordiamo è da considerarsi innocente sino ad eventuale condanna definitiva, avrebbe tentato di baciare e di avere approcci sessuali anche con altri giovani che però avrebbero rifiutato le sue avances nonostante don Melis gli avesse offerto in cambio sigarette elettroniche.

I carabinieri che hanno provveduto all’arresto del religioso

Al termine della perquisizione domiciliare in casa del sacerdote, i carabinieri avrebbero repertato oggetti erotici, farmaci per la stimolazione sessuale, vestiti per ragazzi, diverse confezioni regalo contenti sigarette elettroniche e alcuni appunti che confermano il legame pluriennale con il giovane sedicenne e con altri minori con i quali il prete si sarebbe relazionato tramite chat. A questo punto il Pm chiedeva l’arresto del prelato e il Gip Milena Catalano siglava la richiesta di restrizione disponendo i domiciliari in un luogo sicuro e lontano dai giovani proposto dall’Ordine dei Padri Scolopi a cui appartiene l’odierno indagato, dimessosi da ogni incarico oltre che dall’esercizio sacerdotale per ordine della Curia.

Secondo gli inquirenti don Melis avrebbe cercato di adescare altri sette ragazzini, ex alunni, offrendo loro non solo sigarette elettroniche ma anche bevande, alcolici e soldi tentando approcci sessuali non corrisposti. Un quindicenne  aveva capito l’antifona e dopo l’ennesimo invito del prete per incontrarsi nella sua abitazione in centro a Genova, il giovane aveva risposto con un vocale: “Sei un pedofilo, coglione, ti vengono a prendere a casa…”. Per poi bloccare numero di telefono e contatto WhatsApp. A questo punto intervenivano i carabinieri che facevano scattare le manette ai polsi del presunto orco:

Don Andrea con il cardinale Angelo Bagnasco arcivescovo emerito di Genova

La pericolosità di Melis emerge proprio dalle modalità con cui ha agito – scrive il Gip Catalano nella sua ordinanza – approfittando della sua qualità di sacerdote, tale da ingenerare fiducia nei minori e indurli a mentire ai genitori; ha attirato i minori nei suoi appartamenti, tutti adiacenti a luoghi di culto e quindi ritenuti sicuri dai ragazzini; li ha letteralmente ricoperti di regali, facendoli accedere a tutto ciò che un adulto proibisce ai minori e cioè fumo e alcool, cominciando pian piano a sondare una loro eventuale disponibilità sessuale attraverso abbracci, bacetti sulle guance o sul collo”.

L’indagato avrebbe dichiarato di essere affetto da Hiv, contratto in Africa, e di essere sotto cura da tempo. La vittima non sarebbe stata contagiata.

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