Separazione delle carriere, il Senato approva la riforma costituzionale

Con 112 voti favorevoli si completa l’iter parlamentare. Opposizioni in rivolta, la maggioranza esulta. Si va verso la consultazione popolare.

Roma – L’assemblea di Palazzo Madama ha concluso l’ultimo passaggio previsto dalla Costituzione per modificare l’assetto della magistratura italiana. Il risultato della votazione ha visto 59 contrari e 9 astensioni, mentre il presidente La Russa aveva preliminarmente accertato la presenza del numero minimo di senatori richiesto per la validità della seduta.

Come era nelle previsioni, il mancato raggiungimento della soglia qualificata dei due terzi rende ora obbligatoria la consultazione referendaria. Entrambi gli schieramenti parlamentari hanno già annunciato di voler raccogliere le firme necessarie per indire il voto popolare, attraverso uno dei tre meccanismi previsti: adesione di un quinto dei componenti di una Camera, sottoscrizioni di cinquecentomila cittadini, oppure delibera di cinque legislature regionali.

Nel momento del voto, l’atmosfera in aula si è fatta tesa. I rappresentanti del Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno esposto materiale di protesta accusando il governo di voler concentrare troppo potere. Dall’altro lato dell’emiciclo, invece, è scoppiato un applauso scrosciante tra i banchi della coalizione di centrodestra che sostiene l’esecutivo.

La premier ha affidato ai social network il suo commento, descrivendo l’approvazione come una tappa cruciale verso un apparato giudiziario più performante e bilanciato. Ha rimarcato che si tratta di un risultato di grande rilievo storico e di un impegno rispettato nei confronti della popolazione. Stando alle sue parole, istituzioni governative e parlamentari hanno concluso la loro parte del lavoro con responsabilità e lungimiranza, mentre adesso sarà il corpo elettorale a pronunciarsi nella consultazione referendaria, inquadrando tutto come parte di un processo di trasformazione del Paese.

Il vicepremier e ministro degli Esteri ha definito la giornata memorabile, spiegando che finalmente si conclude un percorso legislativo orientato a mettere la giustizia al servizio della collettività. Ha chiarito che l’obiettivo non è ostile ai magistrati, ma anzi valorizza la figura del giudice, garantendo parità di strumenti tra accusa e difesa. Inoltre, secondo la sua visione, l’organo di autogoverno della magistratura sarà liberato dalle tensioni interne tra correnti, assicurando una gestione più armoniosa nell’interesse pubblico. Ha poi evocato la memoria di Silvio Berlusconi, indicando la riforma come realizzazione di una sua aspirazione storica, e ha confermato l’intenzione di condurre una campagna referendaria per il sì, precisando che la scelta riguarderà esclusivamente il contenuto della riforma e non l’appoggio o l’opposizione al governo.

Il ministro Nordio, parlando con i giornalisti al culmine della votazione, ha spiegato che si apre ora la fase conclusiva del processo, esprimendo l’auspicio che il dibattito referendario rimanga ancorato a valutazioni razionali del merito, senza degenerare in uno scontro politico strumentale.