L’ex pm di Mani Pulite: “Demonizzare la riforma a priori, solo perché lo aveva detto Berlusconi, mi pare una forzatura ideologica”.
Roma – Il braccio di ferro toghe-governo sulla separazione delle carriere e una magistratura in rivolta. Ma Antonio Di Pietro, Pubblico ministero all’epoca di Mani Pulite, a proposito della riforma la pensa diversamente dai colleghi pronti allo sciopero: “Fino a prova contraria, – afferma – la separazione delle carriere dei magistrati – per come prospettata finora dal Palamento – non modifica in alcun modo l’articolo 104 della Costituzione, a norma del quale la magistratura – sia quella giudicante che inquirente sono e restano un ordine indipendente da qualsiasi altro Potere dello Stato, e, quindi, demonizzare la riforma a priori (solo perché lo aveva detto anche Berlusconi) mi pare una forzatura ideologica non corrispondente alla realtà dei fatti”.
“Con riferimento alla prospettata separazione delle carriere – aggiunge – rispetto chi la pensa diversamente da me, ma io ritengo che – così come in una partita di calcio l’arbitro e il giocatore non possano far parte della stessa squadra – anche nel nostro sistema processuale penale – specie dopo la riforma del processo da inquisitorio ad accusatorio – i giudici ed i Pubblici ministeri non dovrebbero percorrere la medesima carriera”.
“Anche i magistrati – prosegue Di Pietro – come tutti i cittadini hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni e lo sciopero è certamente un atto lecito, ma io trovo inappropriato che un potere dello Stato (tale è di fatto l’ordine giudiziario) scioperi contro un altro potere dello Stato. Ritengo più corretto che i poteri dello Stato si confrontino (e si scontrino se necessario) fra loro nelle sedi istituzionali loro proprie”.
I magistrati sono sul piede di guerra. Parteciperanno alle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario indossando la toga e una coccarda tricolore e abbandoneranno l’aula “in forma composta”, con toga indosso e Costituzione alla mano, nel momento in cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio o un suo rappresentante prenderanno la parola, “salvo ragioni istituzionali lo impediscano”. E’ quanto deliberato dal Comitato direttivo dell’Anm riunito a Roma per protestare contro la riforma della separazione delle carriere. L’Anm ha anche deliberato lo sciopero il 27 febbraio prossimo.