Separazione carriere: penalisti, dal governo volontà di rispettare il timing della riforma

Lo sottolinea Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle Camere penali, al termine dell’incontro a palazzo Chigi con la premier Meloni.

Roma –  “E’ un incontro molto approfondito. Abbiamo toccato tutti i temi che riguardano la riforma costituzionale della separazione delle carriere. Abbiamo evidentemente invitato il governo ad andare avanti senza tentennamenti sulla via di questa riforma fondamentale che restituisce ai cittadini il giusto processo attraverso l’istituzione finalmente di quel giudice terzo che è scritto nella nostra Costituzione all’articolo 111 ma di fatto non è mai stato realizzato”. Così Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle Camere penali, al termine dell’incontro durato poco più di un’ora a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano.

“Abbiamo toccato tutti i temi della riforma – ha aggiunto – e abbiamo sottolineato che si tratta di una riforma che riguarda non gli avvocati, che non è certamente punitiva nei confronti della magistratura, ma che riguarda tutti i cittadini ed una giustizia più moderna e finalmente adeguata ad una democrazia liberale”. A chi chiedeva quale è stata la posizione del governo, in particolare in merito a possibili modifiche, Petrelli ha concluso: “Non posso rispondere a una domanda del genere, non so quali siano le intenzioni del governo, ma da quello che ci è stato detto indubbiamente è emersa una decisa volontà a portare avanti la riforma dei tempi tecnici previsti”. 

Alle 15:30 la premier Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio incontrano l’Anm, Associazione nazionale magistrati. Centrale la questione della separazione delle carriere, contro cui l’Anm fa muro. Tra le dirette conseguenze della trasformazione dettata dal disegno di legge costituzionale potrebbe poi esserci l’intenzione del governo di togliere ai pubblici ministeri la guida della polizia giudiziaria per le inchieste, con il ministro Nordio che definisce polemicamente i pm dell’accusa “superpoliziotti”.

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