“jesce llà fora e ‘mposta lo pietto si vuò stu marito rint’o lietto”
“Esci là fuori e gonfia il petto se vuoi questo marito dentro il letto”, suggerisce la famosissima canzone napoletana ‘Lo Guarracino”, scritta da autore ignoto alla fine del 1700. Se una donna desidera accasarsi deve attirare il “maschio” con tutte le sue virtù e le sue doti fisiche e quella di maggior impatto visivo è il sempre attraente seno.
Donne e uomini avranno sicuramente opinioni ben precise e discordanti riguardo questa parte così importante e caratterizzante del corpo femminile. Da un lato i sostenitori di una generosa taglia sostenuta dal reggipetto, dall’altra gli estimatori di un formoso fondoschiena, oggi, il florido decolté, definito il lato A, gioca una accesa e non sempre vincente partita contro i tondi e voluttuosi glutei, per definizione il lato B.
Fautori a parte, quali sono le caratteristiche che rendono queste parti del corpo “più attraenti”? I canoni estetici cambiano nel tempo, ma di certo anche gli antichi avevano occhi per soppesare e giudicare ciò che di più appetibile poteva offrire allo sguardo un corpo di uomo o donna che fosse. Parlando ora del genere femminile, i glutei e i seni sono stati sinonimo di fertilità e bellezza fin dai primordi della storia umana. Qualcuno ricorderà l’astratta e minimale rappresentazione in pietra della cosiddetta “Venere del paleolitico”. Testa, non pervenuta, gambe tozze, ventre rigonfio, petto abbondante e fondoschiena ben evidente: tutto ciò che serve insomma!
“Quale sessismo!” si potrebbe pensare, ma in realtà è molto probabile che fossero in primis donne a riprodurre se stesse in tale maniera, per omaggiare e venerare la femminilità indispensabile per la vita. Vi sono, poi, le varie Afrodite scolpite in Grecia da artisti che hanno rasentato la perfezione nelle loro opere. Armoniose in ogni forma, disinibite nella nudità, ammiccano, ancora oggi, allo spettatore con i loro seni sodi, rotondi come mele e non esageratamente grandi, e i glutei alti, pari a lune piene. Afrodite, dea di amore e avvenenza, dettava la moda del bello che i nostri antenati classici dovevano seguire.
Di certo le donne greche non avevano costume di aggirarsi nude come nella rappresentazione di una scena di toeletta immortalata dagli scultori, ma sappiamo che le atletiche fanciulle spartane si esercitavano negli sport a seno scoperto incontrando l’ammirazione da parte dei loro concittadini, che si rifacevano gli occhi fantasticando sulle future mogli, e il disprezzo degli abitanti più moralisti delle altre poleis greche.
Ma le Lacedemoni non erano le uniche a mostrare il petto! Le donne minoiche avevano nel guardaroba vesti piuttosto originali. Il “gentil sesso” di alto rango, in particolare, indossava abiti lunghi, gonne a balze variopinte strette in vita da una cintura, e un corpetto molto aderente al busto che lasciava scoperto il seno. Completamente! Audaci bustini di questo tipo, che oggi possiamo trovare solo negli “sexy shop”, per le minoiche erano capi di abbigliamento eleganti e consueti .
I coloratissimi dipinti dei palazzi cretesi mostrano queste dame con seni molto generosi. E come non ricordare la minoica Dea dei Serpenti che fa bella mostra di seni tondi abbondanti e sodi!
Le mode, si sa, cambiano e ciclicamente tornano, così vi è stato un periodo nella storia in cui gli abiti femminili furono decisamente più coprenti e castigati, ma nel 1300 riapparvero le scollature, tanto che Dante stesso, turbato dai costumi delle sue impudiche concittadine, nel canto XXIII del Purgatorio, si espresse nei loro confronti in questi termini “interdetto a le sfacciate donne fiorentine l’andar mostrando con le poppe il petto”.
Turbato, forse indignato, sicuramente nemmeno il sommo poeta poteva, però, restare indifferente alla visione di una parte così seducente del corpo femminile.
Insomma i seni sono un argomento di interesse e polo di attrazione per il maschio da sempre come attesta anche questo estratto di un trattato di cosmetica del Cinquecento “Le mammelle che piacciono più che l’altre sono le picciole, tonde, sode e simili a due rotondi e belli pomi. Vogliono alcuni che elle non siano troppo attaccate, né troppo picciole”. Un’esposizione un po’ confusa forse, ma “né troppo grosse”, “né troppo piccole” è come dire “la taglia perfetta”. E chi non vorrebbe averla?
Poche donne sono davvero soddisfatte del proprio seno, ma nonostante le preferenze della massa o del singolo, il decolté è sempre apprezzato.
A Venezia nel sestiere di San Polo fu perfino dedicato un ponte alle prostitute che mettevano in mostra le loro grazie per attirare i clienti. E che i loro seni fossero sferici, a pera, sodi o cascanti, pieni o sgonfi, enormi o graziosamente minuti, il nome a cui rispondevano era uno soltanto “il ponte delle tette”.