Sei anni dopo assicurati alla giustizia mandante, esecutore materiale e complici dell'omicidio di Astrit Lamaj, il cittadino albanese i cui resti furono ritrovati dentro un'intercapedine muraria nel 2013.
Senago – Sarebbe stato proprio lui ad uccidere Astrit Lamaj, il cittadino albanese di 41 anni scomparso nel gennaio 2013 e rinvenuto, sei anni dopo, in una cavità della parete di un’abitazione del residence “Villa degli Occhi” a Senago, provincia di Milano, all’epoca in ristrutturazione. I carabinieri dei nuclei investigativi di Monza e Caltanissetta hanno prelevato all’alba e poi trasferito nel carcere nisseno Salvatore Tambè, 45 anni, originario di Riesi e ritenuto il presunto assassino.
Dopo il ritrovamento del cadavere, També era riuscito a crearsi un alibi per il giorno dell’assassinio di Lamaj, che aveva precedenti diversi e la cui identità era stata scoperta solo grazie a brandelli di abiti trovati ancora nel vasto foro dentro il muro.
L’uomo aveva detto all’ignaro socio in affari di essersi allontanato da una rivendita di ricambi per autovetture dove lavorava perché doveva andare, con urgenza, presso un ufficio postale. Guarda caso nello stesso orario in cui sarebbe stato commesso l’omicidio. Il fatto di sangue, però, si sarebbe consumato a Muggiò, un comune della provincia di Monza e Brianza.
La svolta nelle indagini che ha di fatto permesso di arrestare També è stata possibile grazie alle dichiarazioni di un pentito nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta. Senza il suo contributo probabilmente non sarebbe mai stato individuato il pozzo artesiano né ritrovati i resti della vittima.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti a commissionare l’omicidio dell’albanese sarebbe stata l’ex compagna, Carmela Sciacchitano, 64 anni, detta Carmelina, siciliana, residente a Genova poi fermata dagli investigatori vicino l’aeroporto del capoluogo ligure. La donna, commerciante di gioielli, non aveva accettato la fine della relazione e, soprattutto, non riusciva a perdonare all’albanese di averle rubato diversi monili.
Sciacchitano faceva quindi un giro di telefonate a persone fidate del suo paese e organizzava l’agguato. Oltre alla donna, infatti, erano stati fermati altri tre uomini, tutti italiani e tutti legati alla mafia. Il terzetto e la donna venivano accusati dell’omicidio di Lamaj, il cui cadavere sarebbe stato murato dentro l’intercapedine muraria. Venivano arrestati i fratelli Angelo e Carmelo Arlotta e Giuseppe Cammarata (già detenuto per reati di mafia) e lo stesso També che ha uno stretto legame con la cosca mafiosa dei Cammarata.
L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza, era iniziata nel 2018 proprio in seguito alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Il procedimento penale ha poi coinvolto altri 5 indagati, tutti vicini alla mafia siciliana di Riesi, in provincia di Caltanissetta, sede di un importante mandamento. Le manette scattavano anche per Ignazio Marrone, il rottamaio già condannato per ‘ndrangheta che aveva provveduto a far sparire la macchina della vittima.
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