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Se sei solidale, ti licenzio!

Ha destato scalpore la notizia relativa al licenziamento di un ragazzo di 24 anni, da parte del suo datore di lavoro. Cosa avrà combinato il giovane per meritarsi simile condanna? Ha chiesto due giorni di permesso per andare, come volontario, a dare una mano agli alluvionati dell’Emilia-Romagna.

Roma – Succede anche questo nel nostro malcapitato Paese. È una piccola storia ignobile, come tante, come cantava negli anni ’70 il cantautore Francesco Guccini. Nel nostro caso ha riguardato un ragazzo che lavorava come fattorino in una pizzeria a Thiene, in provincia di Vicenza.

Già, proprio il Nord-Est d’Italia, assurto a modello tra gli anni ’80 e ’90, caratterizzato dalla diffusione, spesso in forma di piccole e medie imprese (PMI). Lo sviluppo fu così eclatante, da essere decantato, da tanti suonatori di flauto, come quello vincente dell’economia nazionale, quando le vacche erano grasse. Poi quando le vacche sono dimagrite, a causa della crisi economica e della pandemia, una coltre di silenzio è calata sul modello vincente e sono state lanciate richieste allo Stato affinché allentasse i cordoni della borsa per rilanciare l’economia. Quello stesso Stato tanto bistrattato in precedenza, perché poneva una serie di lacci e lacciuoli burocratici che impedivano il libero sviluppo delle forze produttive territoriali (sic!).

Marco Santacatterina, il ragazzo licenziato.

Come ha riportato il Giornale di Vicenza, Marco Santacatterina, il nome del ragazzo licenziato, ha espresso tutte le sue doglianze per come è stato trattato dal titolare della pizzeria in cui lavorava. Costui gli ha dato il “benservito” con un messaggio su WhatsApp. C’è da dire che questo modo di fare è molto in voga da un po’ di tempo nelle relazioni, siano esse personali che professionali. È il segno dei tempi ad alta tecnologia! Il protagonista, suo malgrado, della squallida vicenda ha dichiarato al quotidiano vicentino:

Sono rimasto profondamente colpito da quanto successo in Emilia-Romagna. Mi ha ricordato l’alluvione che nel 2011 devastò Vicenza. Allora avevo solo 12 anni e naturalmente non ho potuto fare nulla, ma ora che sono un adulto ho sentito il dovere di fare la mia parte”.

Il giovane prima ha contattato la Protezione civile di Bologna, da cui è stata indirizzato ad un canale Telegram, adibito ad accogliere i volontari da ogni parte d’Italia. Poi ha coinvolto sua sorella, andando a Cesena, sabato 20 e domenica 21 maggio scorsi. Marco lavorava con un contratto a chiamata a Thiene, dopo aver deciso di partire come volontario per la Romagna. Ha chiesto al suo datore di lavoro due giorni liberi per il weekend. Non voleva mica andare a divertirsi, ma dare una mano a chi era in estreme difficoltà, ma non ci sono state ragioni. Ha ricevuto un diniego netto. Il racconto della vicenda è continuato: “La risposta che mi è arrivata mi ha lasciato basito, ho sempre dato la massima disponibilità: lavoro tutti i fine settimana, mi fermo oltre l’orario se ce n’è bisogno. Non meritavo un trattamento simile”. 

L’alluvione che ha colpito la Romagna.

Marco, ancora fiducioso che la vicenda avrebbe potuto dirimersi, il turno successivo si è presentato, comunque, al lavoro. Ma è stato allontanato dal suo titolare, perché non aveva più bisogno di lui. L’unico aspetto positivo dell’intera vicenda è stato che, una volta scoppiato il “caso”, molti si sarebbero interessati per trovargli un lavoro, compreso lo stesso sindaco, Giampi Michelusi. Ci sono pochi commenti da fare di fronte ad un fatto così increscioso. In caso di tragedie, offrire un pizzico di solidarietà alle vittime, fa parte del “minimo sindacale”, come si dice in certi casi, di senso civico. Evidentemente non è così per tutti. Anzi, molti mettono il profitto davanti a tutto. E questi sono i risultati.

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