Dall’impronta su una Panda rubata la polizia arriva alla base della banda nel quartiere Brancaccio. Coinvolto un dipendente della Motorizzazione.
Palermo – Sgominata nel quartiere Brancaccio un’organizzazione criminale che si occupava del furto e del riciclaggio d’auto e delle estorsioni con l’espediente del “cavallo di ritorno”, la pratica che prevede la richiesta del pagamento di un riscatto rivolta a chi ha subito un furto, nello specifico ai proprietari delle vetture fatte sparire dalla banda. Gli agenti del Commissariato Brancaccio hanno dato esecuzione a venti provvedimenti cautelari destinati ai componenti della gang.
Il gruppo aveva la sua operativa allo Sperone e gestiva un vasto giro di riciclaggio di auto rubate, alle quali venivano alterati i dati dei telai mediante nuove punzonature, riportandovi quelli di auto incidentate, quasi tutte inutilizzabili, acquistate per questi scopi. In seguito, con le targhe delle vetture incidentate, le vetture venivano commercializzate dopo inesistenti collaudi cambiando, fraudolentemente, la destinazione d’uso da “autocarro” ad “autovettura”, attraverso la complicità di un impiegato della Motorizzazione civile di Palermo, L.C. classe 1964, già arrestato per simili pratiche nel febbraio dell’anno scorso. Gli investigatori hanno inoltre accertato varie estorsioni consumate dal gruppo a danno di proprietari di auto rubate, restituite dopo essere riusciti a riscuotere le somme di denaro adottando la tecnica criminale denominata del “cavallo di ritorno”.
Nelle carte dell’inchiesta vengono riportati 22 casi di riciclaggio di veicoli: 13 Fiat Panda; 2 Fiat 500; una Fiat Punto; due Smart; una Peugeot 107; una microcar Ligier, due autocarri Iveco; tre casi di ricettazione presso depositi individuati durante le indagini (con sequestri di numerosi organi motore e organi cambio rubati); 14 estorsioni per la restituzione di auto rubate commesse con la tecnica del cavallo di ritorno riguardanti 8 Fiat 500; 6 Lancia Y; inoltre, otto furti di autovetture, di cui 4 Fiat 500; 2 Fiat Panda; una Lancia Y e una Jeep Renegade.
Le indagini sono partite nel giugno del 2022 quando veniva commesso il furto di una FIAT Panda, poi “rinvenuta” dal proprietario qualche giorno dopo. Sulla vettura la Scientifica rinveniva un’impronta appartenente al pregiudicato M.M. classe 2002, che veniva poi accertato essere in contatto con un altro pregiudicato, M.S. classe 1975, in passato indagato per avere fatto parte di un banda dedita a questo tipo di traffici criminali. Così sono partiti una serie di approfondimenti investigativi sui diversi (e sospetti) rinvenimenti di auto rubate avvenuti in quel periodo, tutti contraddistinti dalle medesime
particolarità, ovvero le auto al momento della riconsegna si presentavano integre ad eccezione del danneggiamento delle serrature degli sportelli e dei quadri di accensione.
Una delle estorsioni ricostruite dagli inquirenti riguarda il furto di una Fiat 500 la notte del 22 dicembre del 2022 , di cui sono ritenuti responsabili M.S. classe 2002, insieme a S.D.A. classe 1994 e A.C. classe 2000. Due giorni dopo, al termine di una veloce trattativa e previa consegna di 500 euro, la macchina veniva portata in via Oreto e poi rinvenuta “casualmente” dal padre della proprietaria. Per questa vicenda venivano captati dialoghi riguardanti sia il furto dell’auto che la successiva attività estorsiva.
Nel primo caso, la notte del 22.12.2022 M.S. telefonava a S.D.A. e gli diceva: “Oh, omissis…amuni che è tardi! Facciamo questo discorso!”, l’altro rispondeva “No, aspettiamo a omissis….” e allora il primo aggiungeva “Si, lo sto prendendo ora. Si, l’ho capito…ma…per me l’orario buono è ora. Il tempo che arrivi là si fanno mezzanotte e la già dormono pure…pure i conigli dormono.” Naturalmente il furto dell’auto veniva effettuato e così nelle ore successive avvenivano tutta una serie di discorsi per giungere alla restituzione del mezzo, previo pagamento della somma di denaro da estorcere. Alle 18 del 24 dicembre M.S., dopo avere concordato il tutto con M.M. e, soprattutto con i proprietari dell’auto, diceva a S.D.A. “…sto lasciando questa e vado a prendere subito quella. E gliela butto lì” e allora il secondo replicava dicendogli “E io sto andando a prendere sti soldi…sto andando a prendere”.
In relazione a tre estorsioni commesse a seguito di altrettanti furti di autovetture è emerso l’interessamento di due noti mafiosi, uno della famiglia di Brancaccio e uno della famiglia di Villabate, mentre in relazione al furto di un’autovettura di proprietà della moglie di un detenuto mafioso è emerso come i componenti del gruppo criminale si siano alacremente impegnati per recuperare il veicolo. Per quanto concerne il riferimento al mafioso di Brancaccio, relativo alla restituzione di un’autovettura rubata presso il Centro Commerciale Forum si ascoltava che l’indagato M.M. riferiva ad un complice che “Dentro il Forum non vogliono che tocchino niente!”.