Gli attacchi delle milizie Houthi alle navi dirette a Suez fanno riconsiderare la possibilità di circumnavigare l’Africa per giungere nei porti europei.
Nel fragile equilibrio geopolitico che contraddistingue il pianeta, la guerra scatenata da Hamas, e la risposta di Israele, ha finito per far tornare alla ribalta perfino i pirati, non dei Caraibi ma del Mar Rosso. Una questione di strategica importanza nel commercio internazionale perché la zona divenuta a rischio per petroliere e navi porta container costituisce la porta d’accesso lungo la principale direttrice per il traffico commerciale tra Europa e Indo-Pacifico. A rischio non ci sono soltanto i regali delle feste, che potrebbero arrivare in ritardo, ma rischi diffusi per la componentistica per l’industria europea e le forniture energetiche.
Ad attaccare le navi nel Mar Rosso sono gli Houthi, gruppo armato sciita che controlla buona parte dello Yemen, fazione sostenuta dall’Iran che ha intensificato il lancio di missili come ritorsione contro Israele dopo l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza. Gli attacchi si concentrano soprattutto contro navi israeliane e statunitensi, ma ci sono rischi anche per navi battenti altre bandiere, come hanno dimostrato i missili da crociera che negli ultimi giorni hanno colpito indiscriminatamente alcune navi cargo.
Lo stretto di Bab al Mandeb controlla l’accesso sud al Mar Rosso, ed è uno dei luoghi di trasporto marittimo più strategici del mondo: vi passa circa il 12 per cento delle merci mondiali e circa il 30 per cento del traffico dei container. Se il Mar Rosso dovesse essere bloccato, potrebbero esserci ritardi e aumenti delle spese con conseguenze importanti sui commerci. La decisione di alcune grandi compagnie di trasporto merci di sospendere le proprie rotte navali attraverso questo braccio di mare danno credito all’allarme che è ormai diventato globale.
Per questo gli Stati Uniti spingono verso una coalizione allargata per difendere il traffico commerciale nell’area. Ancora non è chiaro quali debbano essere i paesi partecipanti, anche se è sicura la presenza di USA, Gran Bretagna, Francia e Israele. Washington ha chiesto anche all’Italia di sostenere la coalizione con le navi della flotta della Marina. Sembra che il governo Meloni voglia attendere ancora qualche giorno per esprimersi anche se tutto sembra far pensare ad un parere positivo. L’Italia d’altronde è già schierata nei pressi dello stretto di Bab el Mandeb in funzione antipirateria con una base militare nel piccolo Stato di Gibuti.