Dal palco della manifestazione della Lega a Milano il ministro dell’Istruzione rilancia la sua idea di integrazione degli studenti stranieri.
Roma – “Guai a toccare Dante, guai a toccare la nostra storia. Dobbiamo ridare valore alla nostra identità
occidentale, e non si torna indietro”. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, dal palco della manifestazione della Lega a Milano torna sul caso della scuola di Treviso che ha visto protagonisti due alunni di terza media musulmani esentati dalle lezioni del Sommo Poeta, per rilanciare il tema. “Vogliamo dare valore e importanza alla nostra civiltà occidentale. Ridare valore alla cultura occidentale e vi posso assicurare che non si torna indietro”, ha assicurato il ministro sottolineando che tutti gli stranieri devono conoscere la lingua italiana, anche se mi hanno dato del razzista” ha ribadito ricordando il tasso di abbandono scolastico, aggiungendo che “chi non fa nulla è il vero razzista”.
Il ministro Valditara dopo avere disposto l’ispezione nella scuola di Treviso riferendosi al caso Pioltello che – è il caso di dire ha “fatto scuola” – ha rimarcato che chiudere le scuole non serve all’integrazione. Se ogni appartenenza religiosa dovesse essere motivo per consentire la chiusura di una scuola rischieremmo di avere un caos nel nostro sistema scolastico, con il rischio di una esplosione di chiusura di scuole”. Ecco perché aveva promesso di intervenire sul tema dell’integrazione scolastica degli alunni stranieri, partendo da un presupposto: il 30% dei ragazzi stranieri si disperde, il 22% non ha competenze adeguate alla lingua italiana. Ci concentriamo su quegli studenti stranieri di prima immigrazione che non conoscono la lingua italiana. Le scuole quindi saranno obbligate a verificare, ad accertare la conoscenza della lingua italiana per studenti di prima immigrazione”.
Poi ha specificato che il potenziamento dell’insegnamento dell’italiano in classe “non è una iniziativa spot, ma una grande iniziativa con risorse significative per formare docenti che insegneranno l’italiano a ragazzi che non hanno alcuna conoscenza della nostra lingua, non sanno dire neanche ‘buongiorno’ e ‘buonasera’ e sono quelli maggiormente fragili”, ha concluso il ministro rivendicando una “norma di civiltà, molto inclusiva, che non discrimina, perché vengono messi in classe insieme agli altri ma avranno corsi italiano potenziato”. E oggi dal palco della manifestazione milanese della Lega rimarca la sua volontà, e punta sul talento.
“Noi abbiamo deciso di valorizzare i talenti perché ci sia una possibilità per tutti, – ha fatto notare – senza lasciare indietro nessuno. Abbiamo voluto il merito nella scuola, che non significa raggiungere risultati astratti di eccellenza, ma significa valorizzare l’impegno e i talenti dei giovani”. E ancora, “doveri e non soltanto diritti. C’è chi combatte contro il voto di condotta e chi combatta contro i lavori socialmente utili, perché chi aggredisce un compagno o un docente, deve giustamente a lavorare in una mensa per poveri per imparare la solidarietà. E’ inutile che la sinistra si riempia la bocca con questa parola”, ha aggiunto. Infine, ha parlato di pluralismo.
“La discussione di temi di attualità a scuola deve svolgersi garantendo il pluralismo. È fondamentale – ha concluso – che gli studenti abbiano accesso a una pluralità di informazioni per sviluppare un proprio pensiero critico. La scuola deve essere un luogo di formazione e crescita, dove ogni tema va trattato in maniera equilibrata e obiettiva”. In merito alle diverse iniziative promosse dalle scuole sul conflitto israelo-palestinese, ha sottolineato l’importanza di eventi informativi, ribadendo però la necessità di garantire una
rappresentazione bilanciata delle varie posizioni: “La scuola deve fornire agli studenti gli strumenti per analizzare criticamente le informazioni e favorire una rappresentazione il più possibile completa e imparziale dei fatti”.