Scoperta maxi-truffa energetica orchestrata dalla camorra

Piano criminale da 8,60€ a utente su milioni di bollette: coinvolti clan Licciardi, Russo e altre famiglie del Nolano.

Nola – Un’articolata frode ai danni dei consumatori energetici, architettata da diverse organizzazioni camorristiche campane, emerge dai documenti giudiziari relativi all’inchiesta sul clan Licciardi. Il meccanismo prevedeva addebiti apparentemente irrisori – poco più di otto euro e 60 centesimi – che singolarmente non avrebbero spinto nessun cliente a contestazioni legali. Proprio su questa logica si basava la strategia criminale: importi troppo modesti per giustificare l’ingaggio di un legale.

Tuttavia, moltiplicando la cifra per l’enorme platea di potenziali vittime, le consorterie malavitose avrebbero incassato circa due milioni e mezzo di euro, con un profilo di rischio giudiziario contenuto data la natura del crimine. Nell’operazione risultano implicati, oltre ai Licciardi, anche i gruppi Russo, Cava, Sangermano e Fabbrocino, attivi nell’area nolana.

La ricostruzione investigativa, basata su dichiarazioni di diversi inquisiti e su captazioni ambientali del 2023, delinea un piano complesso. L’ideatore avrebbe prima acquisito un appezzamento dove installare impianti solari. Grazie a collegamenti con un presunto addetto dell’azienda elettrica – mai identificato formalmente – sarebbe riuscito a far inserire nelle fatture energetiche un costo aggiuntivo di 8,60 euro.

Gli importi, versati inconsapevolmente dagli utenti insieme alle normali spettanze, sarebbero confluiti su conti bancari intestati alla società fittizia legata all’installazione fotovoltaica. Da lì, i fondi sarebbero stati immediatamente dirottati sfruttando “sedi operative in territorio russo” e “collegamenti con esperti informatici russi e ucraini”, secondo quanto emerso nel corso delle indagini.

Nel fascicolo investigativo compaiono Paolo Abbatiello, ritenuto ai vertici del sodalizio Licciardi, e Salvatore Sapio. Nei loro confronti non viene formulata l’accusa di truffa (mai consumata), bensì quella di estorsione verso un soggetto che si era impegnato a fornire una copertura societaria per realizzare lo schema fraudolento, promessa poi disattesa.

L’operazione non si sarebbe concretizzata a causa di un sinistro automobilistico che ha coinvolto il coordinatore del piano, identificato come affiliato alla famiglia Sangermano, costringendolo al ricovero ospedaliero. Questo episodio trova riscontro anche in un’altra inchiesta condotta dai carabinieri a metà novembre, quella focalizzata sul clan Russo di Nola e sui suoi rapporti con i Licciardi.

Gli investigatori hanno documentato un confronto avvenuto in ambiente ospedaliero tra rappresentanti di varie organizzazioni criminali e colui che viene individuato come mente dell’intera operazione. Inizialmente i clan sospettavano che l’uomo stesse simulando la malattia per sottrarsi al versamento della sua quota di partecipazione. Durante l’incontro presso la struttura sanitaria, tuttavia, gli esponenti della criminalità organizzata avevano ottenuto garanzie sul fatto che, una volta dimesso, il progetto truffaldino sarebbe stato portato a compimento.