Il sesto Rapporto annuale sul Servizio sanitario nazionale presentato dalla Fondazione Gimbe ci informa che il paziente è moribondo.
Roma – C’era una volta il diritto costituzionale alla tutela della Salute. E ancora c’è, ma soltanto sulla carta. Decenni di imponente definanziamento hanno ridotto il Servizio Sanitario ad un ectoplasma afflitto da una gravissima carenza di personale, decuplicato i tempi d’attesa, amplificato le diseguaglianze tra Regioni e aperto una prateria al privato che, infatti, continua ad avanzare.
La prognosi è riservata e la gravità della situazione sta tutta nei numeri di un’impietosa cartella clinica: il gap della spesa sanitaria italiana con la media dei Paesi europei dell’area Ocse per l’anno 2022 corrisponde a quasi 48,8 miliardi di euro. Mentre il fabbisogno sanitario nazionale dal 2010 al 2023 aumentava complessivamente di oltre 23 miliardi, nello stesso periodo tutti i governi che si sono succeduti hanno provveduto a tagliare attraverso manovre finalizzate soltanto al risanamento delle finanze pubbliche.
Quello che ci dice il Sesto rapporto della Fondazione Gimbe sul Servizio Sanitario nazionale è che il tempo è scaduto, non basta ipotizzare una manutenzione ordinaria al sistema per pensare di svuotare i pronto soccorso, fornire al cittadino un medico o un pediatra vicino a casa, impedire che l’aumento della spesa obblighi il paziente a rinunciare a curarsi.
E’ giunto quindi il tempo per la politica – tutta, da destra a sinistra – di rispondere ad una domanda fondamentale e farlo ovviamente di fronte agli elettori: nell’impossibilità o nell’incapacità di riformare il sistema in profondità e contemporaneamente tornare ad investire, non sarebbe più onesto ammettere che questo Sistema sanitario, equo e universalistico, pilastro della democrazia e grande leva per lo sviluppo economico del Paese, non siamo più in grado di permettercelo? Che il neanche tanto lento scivolare verso una sanità privatizzata, con prestazioni diseguali tra sud e nord del Paese e tra le stesse regioni, è ormai uno sprofondo senza ritorno? Sarebbe forse cinico, sicuramente meno ipocrita, lasciando ai cittadini elettori la facoltà di decidere se preferiscono l’approdo ad un modello americano di sanità oppure rimanere, per quanto possibile, nell’alveo del vecchio welfare europeo. Francia e Germania tutto sommato sono lì a testimoniare che è ancora possibile.