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Sandokan collabora: tremano camorristi, colletti bianchi e qualche politico

Il boss dei Casalesi potrebbe svelare i retroscena dell’infame omicidio di Domenico Noviello, imprenditore-eroe che non si era piegato al pizzo pagando con la vita.

CASTEL VOLTURNO (Caserta) – Con il pentimento di Francesco Schiavone, meglio conosciuto come “Sandokan”, sono in molti quelli che non dormono sonni tranquilli. Specialmente i killer di diversi omicidi di camorra e certi imprenditori, ma anche qualche politico, che si sono creati un impero economico troppo in fretta. Forse Schiavone racconterà di fatti di sangue ma non rivelerà dove si trovano i patrimoni dei clan e men che meno le connivenze politiche che sono servite ad accumulare ricchezze da far concorrenza al Prodotto interno lordo, tanto per intenderci.

Francesco Schiavone, 70 anni, è padre di 7 figli, cinque maschi e due femmine, avuti dalla moglie Giuseppina Nappa. Nicola e Walter sono collaboratori di giustizia, rispettivamente, dal 2018 e dal 2021. La moglie è stata portata via da Casal di Principe e oggi vive in una località protetta insieme alle due figlie, Angelica e Chiara, entrambe concepite durante la latitanza di Sandokan. Gli altri figli Carmine, Ivanhoe ed Emanuele Libero però non si sono pentiti dicendo un chiaro “no” allo Stato che gli aveva fatto la proposta. Carmine è detenuto in regime di 41 bis come il padre mentre Emanuele Libero uscirà dalla galera per fine pena il prossimo agosto.

Francesco Schiavone detto Sandokan

Il clan dei Casalesi avrebbe creato due consorzi per la produzione di cemento, in regime di monopolio, che avrebbero rifornito tutte le aziende del settore edile. Alcuni referenti del clan avrebbero rappresentato in esclusiva, diventandone distributori, prodotti Cirio e Parmalat. Un impero costruito grazie alla disorganizzazione e alle connivenze dello Stato oltre ai numerosi collegamenti con altrettante imprese legali che ancora oggi godono di certe coperture. Sandokan, molto probabilmente, non parlerà di queste cose ma potrebbe svelare, ad esempio, i particolari nascosti del barbaro omicidio di Domenico Noviello, 64 anni, ucciso a Castel Volturno il 16 maggio del 2008 dai killer dell’ala stragista dei Casalesi guidati da Giuseppe Setola, perché assieme al figlio Massimiliano aveva fatto arrestare gli estorsori del clan, uno dei quali condannato.

Domenico Noviello gestiva col figlio l’autoscuola “Baia Verde” e insieme avevano deciso di aprire anche una nuova filiale. Un maledetto giorno alcuni sodali del clan capeggiato da Francesco Bidognetti, detto “Cicciotto ‘e mezzanotte”, si presentarono in ufficio per estorcergli denaro ma Noviello presentò regolare denuncia contribuendo all’arresto e alla condanna dei complici di Bidognetti, Pasquale Morrone, Alessandro e Francesco Cirillo. I due fratelli furono successivamente scarcerati insieme ad altri indagati, ma poi di nuovo arrestati per altri reati.

Noviello veniva riconosciuto testimone di giustizia per aver denunciato i suoi estorsori testimoniando contro di loro al processo. Successivamente gli venne accordato un piano di protezione che poi venne inspiegabilmente sospeso lasciando l’imprenditore senza tutela e alla mercé dei camorristi che il 16 maggio 2008 si vendicarono. Noviello, prima di recarsi in autoscuola, scendeva dalla sua auto per recarsi in un bar di Castel Volturno per prendere un caffè. Davanti al locale lo aspettavano i suoi killer che gli spararono oltre 20 colpi di pistola, di cui uno alla testa.

L’uomo tentò di prendere il suo revolver riposto sul cruscotto dell’auto ma gli assassini non gli diedero il tempo massacrandolo con una gragnuola di proiettili. La sua morte è legata anche ad altri omicidi e atti intimidatori come l’assassinio di Umberto Bidognetti, ucciso il 2 maggio del 2008, le minacce ai giornalisti Roberto Saviano e Rosaria Capacchione, al magistrato Raffaele Cantone e l’incendio alla fabbrica di materassi di Pietro Russo, presidente dell’antiracket della Provincia di Caserta. Dopo la morte di Noviello, insignito di medaglia d’oro al valor civile, Francesco Cirillo, detto “Coscia fina“, si darà alla latitanza dopo la condanna a 30 anni per l’omicidio dell’imprenditore ma nel 2021 verrà catturato. Per il delitto dell’imprenditore verranno condannate in tutto 9 persone, Giuseppe Setola compreso. Sandokan però potrebbe rivelare i retroscena di quel delitto e di altri rimasti ancora in parte oscuri:

Massimiliano Noviello

” Mio padre è un uomo che non ha accettato il compromesso mafioso – ha detto più volte il figlio Massimiliano – per questo fu ucciso 16 anni fa. E’ importante oggi ricordarlo e alimentarne la memoria soprattutto nelle scuole”.

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