Salvini rilancia il permesso di soggiorno a punti: “Chi sbaglia perde crediti”

Il ministro torna sulla proposta già avanzata a giugno: espulsione dall’Italia per chi commette reati.

Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha riproposto pubblicamente l’introduzione di un sistema di permessi di soggiorno basato su un meccanismo a punti, simile a quello già in vigore per le patenti di guida. La dichiarazione è arrivata durante la sua partecipazione al programma televisivo Mattino 5, in risposta a una domanda del conduttore Francesco Vecchi.

Lo spunto per l’intervento è nato da un episodio di cronaca milanese, quando Vecchi ha interrogato il ministro su un caso di rapina ai danni di una persona ipovedente avvenuto sui mezzi pubblici del capoluogo lombardo. Salvini ha colto l’occasione per ribadire la linea dura della Lega nei confronti della criminalità commessa da stranieri.

“La nostra posizione come Lega va oltre la semplice detenzione carceraria di questi criminali: riteniamo indispensabile procedere con l’allontanamento dal territorio nazionale”, ha dichiarato il ministro, anticipando poi la sua proposta principale.

Il meccanismo immaginato da Salvini ricalcherebbe il funzionamento del sistema sanzionatorio stradale, dove comportamenti scorretti come la guida in stato di ebbrezza, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o l’uso del telefono cellulare alla guida comportano la decurtazione di punti e, nei casi più gravi, la sospensione del documento.

“Applicando lo stesso principio, chi beneficia dell’ospitalità italiana e della concessione di documenti di soggiorno, ma si macchia di reati o violazioni, dovrebbe vedere ridotti i propri crediti fino alla possibile revoca del permesso e al rimpatrio”, ha spiegato il vicepremier.

L’idea non rappresenta una novità nel pensiero politico del leader leghista. Già lo scorso giugno, in un’intervista rilasciata al quotidiano Libero, Salvini aveva anticipato i contenuti di questa iniziativa legislativa, sottolineando come l’obiettivo sia quello di aggiornare l’attuale sistema di gestione dei permessi di soggiorno.

In quell’occasione aveva precisato che la misura dovrebbe colpire coloro che “tradiscono la fiducia accordata loro dall’Italia” attraverso comportamenti illeciti o violazioni delle norme, configurandosi come uno strumento per tutelare la sicurezza pubblica e premiare invece chi rispetta le regole del Paese ospitante.