Il leader della Lega il giorno dopo la sentenza di Palermo torna sulla sua battaglia durata tre anni, tra favorevoli e contrari.
Roma – Il giorno dopo l’assoluzione di Matteo Salvini nel processo Open Arms, sono molte le reazioni alla notizia. Dal ministro della Giustizia Carlo Nordio che dice senza mezzi termini che il processo non doveva neppure iniziare alla premier Giorgia Meloni che non nasconde la sua gioia. Fino a Elon Musk che spera in un ritorno di Salvini al Viminale. Ma è il vicepremier a fissare il punto, tra favorevoli e contrari alla sentenza dei magistrati di Palermo. “Noi continueremo ad aprire le porte ai ragazzi stranieri che scappano dalla guerra e arrivano regolarmente per costruire un futuro e lavorano, li ho visti nei cantieri che visito come ministro, alle 5 di mattina a meno cinque gradi. Però espellere, contrastare e respingere tutti coloro che non hanno diritto di stare qua è un diritto e un dovere del governo”, dice il vicepermier rispondendo a Bruno Vespa durante la trasmissione Cinque Minuti.
“Il problema – ha aggiunto – non è il colore della pelle. Gli italiani delinquenti li dobbiamo tenere qua, gli stranieri li mandiamo a casa”. Spesso, ha spiegato il ministro, “quelli che mi dicono manda a casa i delinquenti sono gli stessi immigrati, le loro comunità”. “Sicuramente sono curioso di sentire gli accusatori di sinistra i professoroni che imperversano sulle televisioni sui giornali e che fino a mezzora fa – aggiunge – ritenevano che fossi un pericoloso delinquente, razzista, fascista. Sono curioso di sapere cosa diranno davanti ad una sentenza del tribunale. Mi spiace per i milioni di euro che il processo intentato da Pd e Cinque stelle è costato agli italiani. Sono felice perché è stato sancito che la battaglia della lega per difendere i confini è sacrosanta”.
Poi un accenno al momento della sentenza. ”La mia reazione all’assoluzione? Ho scritto a mia figlia, a mio figlio, ai miei genitori – racconta Salvini – e ho pensato ai tantissimi italiani che in questi mesi mi hanno detto ‘non mollare, non mollare, hai fatto solo il tuo dovere…‘. Onestamente ero tranquillo anche se quando ci si alza in piedi e il giudice in 30 secondi decide se sei una persona perbene o un delinquente, è qualcosa che non augurerei a nessuno. Quei 30 secondi che la sinistra mi ha regalato votando per il processo in Aula, non li augurerei a nessuno”.
Oscar Camps, fondatore di Open Arms, reagisce così alla sentenza: “Il dispiacere è soprattutto per le persone, che come abbiamo detto dal primo minuto, sono state private della loro libertà. Aspettiamo le motivazioni dei giudici, per valutare se appellare la sentenza come speriamo anche la Procura della Repubblica”. Camps sostiene che con questo processo, che è “unico nella storia italiana e europea – ha aggiunto – abbiamo voluto restituire dignità alle 147 persone trattenute a bordo e private della loro libertà per 20 giorni; abbiamo richiesto il rispetto del nostro lavoro umanitario, troppo spesso denigrato e accusato di essere colluso con azioni criminali, lavoro che ci è stato impedito di svolgere in quelle settimane, mentre eravamo di fronte alla costa di Lampedusa senza la possibilità di raggiungere un porto sicuro. In questi tre anni di processo abbiamo sempre detto di aver subito un danno legato all’impossibilità di proseguire la nostra missione. Salvare vite è quello che Open Arms fa da 10 anni, lo abbiamo fatto fino a oggi, lo faremo anche domani. Il nostro lavoro non si ferma”.
Nicola Fratoianni di Avs parlando con i cronisti in Transatlantico a Montecitorio, afferma: “Noi siamo abituati, a differenza della destra italiana a rispettarle le sentenze. Questo non cambia di una virgola il nostro giudizio politico sulle scelte di allora e sulle scelte di oggi. Vedo che Salvini poco fa ha dichiarato che chi ha pensato di usare i migranti per far politica oggi ha perso. Vorrei ricordargli sommessamente che se c’è qualcuno che ha usato i migranti per interessi politici in questi anni è sempre stato lui e questo non fa vincere mai nessuno, non fa vincere la cultura del diritto e non fa vincere la cultura della buona politica”. “La nostra critica alle scelte di Meloni e Salvini è tutta politica e non cambia di un millimetro. Le sentenze si rispettano sempre, la nostra opposizione alle loro scelte continuerà”, afferma la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Ma Salvini sottolinea che “ora bisogna pensare anche alla giustizia di domani, io ho le spalle larghe, anche in caso di condanna sarei andato avanti ugualmente. Ma se penso che 1000 italiani ogni anno vengono arrestati ingiustamente ma non hanno i soldi per un avvocato e perdono lavoro, affetti e vita. Bisogna ripensare ai tempi e ai modi della giustizia”. “Esprimo la mia soddisfazione per l’assoluzione del Ministro Matteo Salvini che dopo anni vede finalmente riconosciuta la correttezza del proprio operato. La giustizia ha fatto chiarezza, mettendo la parola fine a una vicenda troppo spesso strumentalizzata per fini politici”, ha detto Ignazio La Russa, presidente del Senato della Repubblica.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non nasconde la sua gioia. “Sono infinitamente felice per Matteo Salvini. Ma soprattutto, da cittadino e da ministro, sottolineo l’importanza di questa sentenza che riafferma un principio importantissimo: non si può mettere sotto processo la linea politica di un governo. Di questo si stava parlando a Palermo. E la verità è che la strategia contro l’immigrazione irregolare attuata dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini rappresentava coerentemente la linea politica del Governo Conte 1, collegialmente perseguita dall’esecutivo con il sostegno della maggioranza parlamentare. I magistrati hanno evidentemente riaffermato questo principio che è fondamentale per assicurare un corretto rapporto tra i poteri dello Stato”.
“Matteo, Matteo. Il coro che si è alzato in aula appena appresa la notizia dell’assoluzione rende l’idea di quanto tutta la Lega sia felice in questo momento. Difendere i confini del nostro Paese non è un reato, ma un diritto-dovere. E Matteo Salvini nell’esercizio delle sue funzioni di ministro ha fatto quello che gli italiani gli hanno chiesto. Giustizia è fatta”. Così i capigruppo di Camera e Senato della Lega Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. “La sentenza assolve un’idea di paese, entrare in Italia prevede regole, limiti, controlli e chi usa i migranti per fare battaglia politica ha perso e torna in Spagna con le mani in saccoccia. Il tribunale di Palermo, come quello di Catania, ha detto che abbiamo fatto il nostro dovere”, conclude Salvini.