Estremamente importante riaprire la tratta per snellire le utenze e nel rispetto dei limiti del distanziamento sociale. Roma Capitale sorda ai solleciti.
Roma – “...Il sovraffollamento di bus, metro e ferrovie ha raggiunto limiti preoccupanti e non più tollerabili, sono necessarie misure straordinarie volte a garantire il distanziamento fisico, come maggiori controlli nelle stazioni-fermate metro-ferroviarie, aumento mezzi e modifica degli orari uffici e scuole...”. Lo riferisce il Coordinamento Roma-Giardinetti, formato da Legambiente Lazio, l’Osservatorio Regionale sui Trasporti, UTP-Assoutenti e l’Associazione TrasportiAmo, nel condividere l’allarme del professor Francesco Vaia dello Spallanzani:
“…È indispensabile riattivare la tratta Centocelle-Giardinetti della ferrovia Roma-Giardinetti, in tutto 3 chilometri di linea, lo chiediamo da mesi, ancora prima dell’emergenza sanitaria da Codiv-19. Ma il Campidoglio anziché dare seguito alle istanze dei cittadini e alla Mozione 220/20, approvata all’unanimità dall’Assemblea Capitolina il 16 giugno scorso, asserisce di studiare una soluzione per il 2021 sull’omonima linea…”.
“…C’è un problema reale, sanitario e logistico, che può essere compensato nell’immediato, mettendo le mani all’infrastruttura e riattivando quei 3 chilometri di ferrovia, oggetto di opere di riqualificazione nei me-si antecedenti la sospensione, pagati con denaro pubblico. Una risorsa, una risposta concreta e sostenibile alle criticità del trasporto di Roma sud-est. Perché consentono di alleggerire i carichi della Metro C e di raggiungere in modo diretto sia il nodo di Termini che i presidi sanitari lungo la Via Casilina. Dimostrino senso di responsabilità…”, aggiunge Andrea Ricci dell’Osservatorio Regionale sui Trasporti.
“…Il versante Casilino, ricadente nei Municipi V e VI, deve fronteggiare ogni giorno un bacino d’utenza di oltre 150mila residenti, senza considerare i flusso passeggeri dell’hinterland – dichiara David Nicodemi dell’Associazione TrasportiAmo – le debolezze infrastrutturali e l’inadeguatezza della rete di superficie locale, specie nella parte estrema del territorio, acutizzate dall’attuale pandemia, non consentono di far fronte alla domanda di mobilità. Almeno fino a che la Metro C, opera strategica, non raggiunge il nodo di interscambio previsto a Colosseo o oltre. Serve un supporto adesso e non domani, riportare il capolinea a Giardinetti è l’unica soluzione percorribile e sensata. Roma Capitale si ostina a non capire questo aspetto basilare, continua a rimandare invece di risolvere e a propinare una visione a misura di comunicato stampa, tra l’altro densa di paradossi: parla di Recovery Fund e di faraonici progetti, mentre la rete tranviaria cade a pezzi, tanto da costringere il Direttore di Esercizio a imporre pesanti rallentamenti; dichiara di aver risanato il parco Atac e noleggia bus da privati; dice di non poter farsi carico della riattivazione, perché a suo dire onerosa – cosa non vera – e poi afferma di essere in grado di attingere alla risorse straordinarie della Regione; tiene chiusi quei 3 chilometri di ferrovia e impiega vetture per sostituirla (linea 106). Signori, tutto e il contrario di tutto. Assurdo…”.
“…Non capiamo cosa aspetti il Campidoglio ad intervenire: c’è la Mozione, approvata il 16 giugno scorso; c’è la pressante richiesta delle persone e delle Associazioni del territorio che ne auspicano una veloce riapertura fino a Giardinetti; c’è l’armamento e la linea aerea; ci sono le fermate – insiste Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – chiediamo alla Regione Lazio di dare il proprio assenso alla riapertura di quei 3 benedetti chilometri e di comunicarlo velocemente al Roma Capitale. Sembra che ci sia un’ignavia allarmante da parte delle istituzioni locali su questa linea che non viene scalfito neanche davanti all’emergenza sanitaria da Covid-19…”.
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