A parlare è Maricetta Tirrito, portavoce del Co.G.I. (Comitato collaboratori di Giustizia). Sotto i riflettori la scarcerazione di Roberto Spada, accolta ad Ostia con fuochi d’artificio. Come si fa per i boss.
Roma – “…Uno stato di Diritto non necessariamente è uno Stato Giusto. Bisogna lavorare sulla certezza della pena..Se la Giustizia continua ad essere strangolata dai cavilli giudiziari, se la lentezza dell’esecuzione delle pene diventa motivo per restituire alla città persone con condanne pesanti sulle spalle, se la criminalità può permettersi di festeggiare il ritorno di un boss, allora c’è da rivedere l’intero sistema giudiziario…”.
“…Al processo di appello, pur non avendo più la pena dell’ergastolo, Spada è stato comunque condannato a 10 anni; più aveva anni da scontare la testata al giornalista Piervincenzi. Eppure è libero di tornare nella ‘sua’ roccaforte, visto che evidentemente i 10 anni non sono ancora diventati esecutivi e la Legge, non certo la Giustizia, lo prevede. Una scarcerazione – afferma Tirrito – che rappresenta un pugno nello stomaco di coloro che collaborano con la Giustizia, che lottano per affermare il concetto che il territorio non può essere lasciato in mano alla criminalità. Ma se il coraggio delle denunce e gli sforzi investigativi lasciano il passo a mere questioni burocratico-giuridiche, la rabbia civile sale...
“…La certezza della pena è uno dei punti cardine di qualunque sistema giuridico che voglia essere funzionale, ma in Italia è ancora una chimera. Anni di maldestra difesa della persona, di ideologico buonismo contro chi delinque, hanno provocato un allentamento della capacitò dello Stato di proteggere davvero i propri cittadini. E la burocrazia, i cavilli, i ritardi, hanno fatto il resto...
…La vicenda della scarcerazione ci dice che non viviamo ancora in uno Stato Giusto, ma solo in uno Stato di Diritto. Che certo è un primo tassello fondamentale, ma che senza la certezza della pena – conclude Tirrito– apre una questione morale enorme…”.