Duro colpo al mercato della pedofilia e agli orchi che lo gestiscono in diverse regioni del nostro Paese. Il fenomeno deviante non accenna a diminuire e interessa un sempre più crescente numero di persone. Fra queste potrebbe nascondersi l'insospettabile condomino della porta accanto.
Roma – La pedofilia alza il tiro e non demorde. Il rivoltante commercio di materiale pedopornografico che mostra violenze e abusi su bambini non conosce soste nonostante le ripetute e massicce operazioni di contrasto di procure e organi di polizia. In attesa di una legge più incisiva che miri a reprimere con più forza questa aberrante tipologia di reati rendendo anche più snelle e veloci le attività investigative la polizia postale continua il proprio lavoro con successo.
Si potrebbe riassumere con “una mostruosa schifezza” quanto emerso dall’indagine coordinata dalla polizia postale con la Procura di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri e dal procuratore aggiunto Giancarlo Novelli.
Un giro di pedopornografia che vede coinvolte 16 regioni e 60 province, con un’incidenza concentrata soprattutto tra Lombardia, Piemonte e Veneto.
Sono 119 i pedofili individuati fino a questo momento, in una fascia di età compresa tra i 18 e i 72 anni, con tre arresti di altrettanti residenti a Reggio Calabria, Imperia e Pistoia, in flagranza di reato.
Il materiale trovato in possesso di questi ultimi consisteva in una mole talmente impressionante da rendere l’arresto immediato e necessario.
Gli orchi si scambiavano materiale, tra foto e video, di minori (addirittura neonati) vittime di abusi e violenze.
Qualcosa di troppo raccapricciante per poter essere persino immaginato.
Sono state oltre 100 le perquisizioni effettuate, mentre gli esperti hanno dovuto letteralmente spulciare la rete: chat, social, siti, nulla è stato trascurato per risalire ai mostri e per dare loro un volto e un nome.
Il lavoro coordinato dal pubblico ministero Saverio Sapia e dal procuratore aggiunto Giancarlo Novelli ha rivelato le modalità delle indagini: il materiale, tra foto e video, rimbalzava tra i vari social, in primis Telegram.
Quello che lascia maggiormente scioccati sono i profili insospettabili degli aguzzini depravati: studenti, pensionati, dipendenti pubblici e privati, disoccupati, militari e persino una guardia giurata, che conservavano gelosamente su smartphone, tablet, cloud, pen drive, hard disk e computer il mostruoso materiale.
Volti insospettabili, con vite in apparenza assolutamente normali, che celano in realtà le fattezze di atroci diavoli, accomunati da un “interesse” morboso, malato, orribile. Fra questi si nascondono, spesso, persone ai vertici delle istituzioni che usufruiscono di coperture, connivenze e complicità ai vari livelli dunque particolarmente difficili da smascherare e perseguire.
Sono state trovate oltre 28mila immagini e 8mila video, che vedevano protagoniste vittime differenti ma sempre, costantemente abusate. Il tutto era conservato sui dispositivi di 80 dei 119 indagati.
Per stanare i pedofili e assicurarli alla Giustizia è stato fondamentale il ruolo delle segnalazioni, giunte dal circuito internazionale di cooperazione per il contrasto dello sfruttamento di minori online, tra enti esteri e associazioni governative.
A tal proposito è molto importante anche il singolo intervento di un utente casuale: tutti possono – e devono – segnalare siti e chat sospette, se non addirittura palesi.
Tutti navighiamo in Internet e tutti abbiamo un unico scopo: che si faccia pulizia di questo orrendo mercato una volta per tutte.
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