Il Comitato tecnico scientifico è al servizio della politica, afferma Sileri, e fa ciò che dice la politica, aggiungiamo noi. Spesso tacendo le verità e raccontandone altre. Quelle che convengono.
Roma – “…Secondo me nel Cts c’è troppa burocrazia. Fino ad oggi siamo stati perfetti ma dobbiamo lavorare sulla riduzione delle quarantene e migliorare la diagnostica, rendendola più semplice, perché non si possono aspettare otto ore per un tampone com’è successo a Milano. Questo è il compito di un Comitato Tecnico Scientifico a cui arrivano delle richieste. I tamponi li compriamo noi sempre su indicazione del Cts…”.
Così si espresso, durante il programma “Dimartedì” condotto da Giovanni Floris su LA7, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri sferrando un duro attacco all’organo scientifico del governo. E ha rincarato la dose aggiungendo:
”…I test salivari sono importantissimi – ha aggiunto Sileri in trasmissione – bisogna liberare le persone dalle quarantene. Noi rischiamo per ottobre-novembre di lasciare mezza Italia in quarantena per isolamento fiduciario. Se non facciamo tutto questo, anche sulla semplificazione della diagnostica, rischiamo di rimanere indietro, cioè perdiamo tutto quello che abbiamo guadagnato. Ho proposto, per esempio, già dai primi di luglio i test rapidi. Sto ancora aspettando una risposta dal Cts...”.
Al professor Luca Richeldi del Cts, presente in studio, che a sua volta ha sottolineato di lavorare ininterrottamente per esaminare tutte le richieste del governo, l’accademico viceministro ha anche aggiunto che autorizzare test inaffidabili potrebbe essere pericoloso. Ma il professor Sileri, senza giri di parole, ha ribattuto attaccando ancora: ”… Il Cts è al servizio della politica, non è il contrario. Se negli Stati Uniti hanno deciso che i test salivari si possono usare, forse bisogna estendere il loro utilizzo anche in Italia…”.
Insomma un’altra telenovela televisiva che ha trascinato il viceministro al centro di un vero e proprio caso politico. A tal punto da organizzare un’immediata riunione per affrontare “l’affaire Sileri” e si minacciano dimissioni di massa. Pare che il comitato avrebbe chiesto a Conte di prendere una posizione pubblica nei confronti del medico romano che è sempre stato ”sopra le righe” e non nuovo ad esternazioni che si distaccano dalla linea istituzionale adottata dal governo riguardo l’emergenza sanitaria.
Altre volte il senatore Cinque Stelle ha assunto posizioni discutibili per poi ritrattarle, passando ad esempio, nell’arco di dieci giorni, dall’intenzione di permettere l’ingresso allo stadio Olimpico a 25 mila tifosi a quella di prevedere lockdown ”chirurgici” a livello locale. Insomma siamo alla frutta, anzi al caffè.
Il presidente del Consiglio, dal canto suo, per scongiurare qualsiasi turbolenza che possa minare il precario equilibrio già esistente, ha cercato di metterci una pietra sopra dichiarando che non c’è alcuna polemica in corso “alleggerendo” le parole di Sileri ma mentendo spudoratamente, come si dice.
Non dimentichiamoci che il viceministro è uno dei volti preferiti dei mezzi di comunicazione e di stampa e lui stesso è un collezionista di clip che lo vedono protagonista di interventi in note trasmissioni televisive che poi condivide sulla sua pagina Facebook. Difficile credere che sia inconsapevole del potere derivante dal meccanismo fondato sulle sue dichiarazioni in controtendenza davanti alle telecamere che ne fanno, volenti o nolenti, un personaggio generatore di notizie. Non tutte vere ma tant’è.
E proprio perché non bisogna perdersi nessuna commedia napoletana, questa volta su Sky Tg24 il buon Sileri non chiede scusa, anzi spiega che le sue dichiarazioni in realtà sono le domande di tutti gli italiani che in questi mesi non hanno ricevuto risposte da un organo istituzionale che ha il compito di darle. E questa è sacrosanta verità.
Probabilmente se non fossimo in pandemia, nessuno avrebbe avuto da ridire sui suoi metodi comunicativi: lui, come tutti gli altri funzionari o esperti impegnati nella consulenza del governo nell’ambito della Salute, è stato messo sotto i riflettori svolgendo un ruolo ”pubblico” in questo contesto emergenziale.
E proprio in un momento che vede l’impennata del virus non solo in Italia, ma anche nel resto dell’Europa e il conseguente senso di sfinimento e di sconfitta dei cittadini per stessa ammissione dell’OMS, sarebbe doveroso da parte delle massime autorità di governo assumere una certa compostezza. Ovvero cercare di essere meno permalosi e rinunciare a qualche talk show. La situazione al ministero della Salute non è delle migliori. C’è forse odore di spaccatura?
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