Roma, dopo anni di querelle “sfratto” definitivo per l’Antico Caffè Greco

La Cassazione sancisce il diritto dell’Ospedale Israelitico a rientrare in possesso dello storico locale, su cui c’è il vincolo culturale.

Roma – Diventa definitivo lo ‘sfratto’ dell’Antico Caffè Greco. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’azienda contro la sentenza della Corte di Appello di Roma che aveva già dato ragione all’Ospedale Israelitico, riconoscendogli il diritto a rientrare in possesso dei locali in via dei Condotti, il cui contratto di locazione è scaduto dal 2017. La vicenda è annosa e si protrae da tempo, anche perché si parla di un locale storico su cui c’è il vincolo culturale. Questo significa innanzitutto che non potrà mai essere ‘snaturata’ l’attività, che i beni presenti all’interno devono rimanere e che gli attuali gestori dovranno eventualmente essere ‘indennizzati’ per quelli di loro proprietà.

Antico Caffè Greco di Via Condotti, a due passi dalla Scalinata di Piazza di Spagna, ha compiuto 264 anni a maggio scorso e continua ad essere testimone della storia intellettuale di Roma. Secondo più antico caffè d’Italia, fondato nel 1760 dal levantino (da qui l’origine del nome del locale) Nicola della Maddalena, il locale custodisce un patrimonio artistico di oltre trecento tra cimeli e opere d’arte. Dipinti, fotografie, disegni e sculture che si possono ammirare all’interno delle nove sale del caffè. La sala Venezia, all’ingresso, riunisce paesaggi della città lagunare eseguiti nel 1880 dal pittore umbro, romano d’adozione, Vincenzo Giovannini (1817-1903). Una piccola statua in bronzo di Vincenzo Gemito, dal titolo L’acquaiolo (1881), testimonia la cultura artistica dello scultore napoletano, a metà strada tra il realismo e le tendenze neo-rinascimentali tardo ottocenteschi. 

Un angolo interno del Caffè Greco

Iconica la foto del 1948 di Irvin Penn che ritrae in un’unica tavolata, tra gli altri, Flaiano, Palazzeschi, Brancati, Orson Welles, Sandro Penna e Lea Padovani.  Ma tornando alla querelle giudiziaria, i supremi giudici della Terza sezione civile, nella sentenza depositata lunedì scorso, fissano paletti ben precisi in questo senso. ”La portata del vincolo culturale imposto sui locali dell’Antico Caffè Greco e sulla licenza di esercizio deve essere intesa nel senso che il locatore non potrebbe sottrarre il bene (con gli annessi arredi e cimeli storici, tanto se anch’essi di sua pertinenza, quanto in caso contrario) alla destinazione a suo tempo imposta dall’Autorità amministrativa e mai revocata’’.

Per la Cassazione i legittimi proprietari ”non potrebbero – tanto per fare un esempio – immaginare di destinare quei locali per creare una paninoteca o una discoteca o chissà quale altra attività. Il Caffè Greco, in quanto bene immobile carico di oltre due secoli di storia e di vita artistica e culturale della città di Roma, collocato nella centrale Via Condotti, non può che avere quella destinazione – si legge nella sentenza della Cassazione – ma non è giuridicamente prospettabile che simile vincolo si traduca nell’impossibilità, per il locatore, di intimare ad un determinato conduttore la licenza per finita locazione, cioè nell’obbligo di proseguire ad oltranza la locazione con un preciso soggetto’’.

La Suprema Corte ha sancito definitivamente il diritto dell’Ospedale Israelitico a rientrare in possesso dell’Antico Caffè Greco – commenta l’avvocato Ugo Limentani, che ha assistito l’ospedale insieme con i colleghi, avvocato Enzo Ottolenghi e professor Alberto Gambino – Ora mi auguro che il locale sia riconsegnato. Nessuno ovviamente si sognerebbe di cambiare l’attività – conclude il legale – sarebbe un delitto se l’Antico Caffè Greco diventasse un’altra cosa, anche perché con la sua storica attività è già in grado di produrre adeguati rendimenti’’.

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