Roma-Giardinetti, TrasportiAmo: altro deragliamento, il quarto in meno di un anno. La situazione sempre più insostenibile. L'inerzia dell'Atac.
Roma – Il 21 luglio scorso un treno della Roma-Giardinetti deragliava mentre rientrava al deposito di Centocelle, nello stesso deviatoio in cui la sera di lunedì 31 agosto, un altro convoglio, ugualmente fuori servizio, finiva fuori dai binari. Nessun ferito per fortuna ma Atac è stata costretta a interrompere l’esercizio, fino a questa mattina, e a dirottare l’utenza sulla linea bus 105.
Siamo al quarto incidente dalla fine del 2019, il secondo nel medesimo scambio, per non spingerci troppo indietro negli anni. Nelle imprese ferroviarie normali, ciò avrebbe terremotato l’intera direzione d’esercizio, mentre in Atac tutto sembra scorrere placidamente. È inammissibile un simile atteggiamento, tali episodi stanno avvenendo di continuo e, in particolar modo, nel piazzale esterno di Centocelle, oggetto nel recente passato di interventi di ammodernamento, costati circa 4 milioni di euro alle casse pubbliche.
Scaricare le cause alla sola manutenzione è riduttivo, in questo caso, tre indizi fanno una prova, sosteneva Agatha Christie, dunque appare plausibile pensare che l’impianto presenti criticità, magari nei deviatoio o nei circuiti di binario. Comunque sia sono state istituite le commissioni d’inchiesta ai sensi del DPR 753/80? Se sì quali sono le risultanze? Inoltre, cosa è stato fatto di concreto per superare le problematiche, oltre a imporre la riduzione della velocità dei treni, che, in definitiva, non è servita a nulla? Ricordiamo che stiamo parlando di un impianto relativamente nuovo.
Roma Capitale, azionista unico di Atac, dovrebbe intervenire al fine di salvaguardare l’esercizio attuale, pagato dalla Regione Lazio, e di ripristinare la tratta Centocelle-Giardinetti, indispensabile alla mobilità dei Municipi V e VI, utile per agevolare il distanziamento fisico. Invece non lo fa, preferisce prendere tempo, nascondersi dietro al progetto di tranvia e lasciare la ferrovia nell’abbandono. Basterebbe poco per rimetterla in sesto e fornire un servizio degno di questo nome. Non è la tipologia dell’infrastruttura o la larghezza dello scartamento che fanno la differenza, se vogliamo dirla tutta ma come esse vengono gestite e conservate nel tempo.
Infatti se sugli stessi binari circolassero convogli moderni o manutenuti la qualità sarebbe alla pari, se non superiore, ad una linea tranviaria. Gli esponenti della maggioranza la smettessero di incartare i cittadini con termini altisonanti, di cui sembrano non conoscere le differenze e si sbrigassero a porre rimedio ai danni causati dalla inerzia dell’Amministrazione. Vergogna, occorre reagire e indignarsi sul serio.