ROMA – DELITTI SUL TEVERE: FORSE AD UNA SVOLTA L’OMICIDIO DI BEAU SOLOMON

Due supertestimoni, cinque giovani passanti e alcuni video potrebbero incastrare Max Galioto, il clochard assolto in primo grado per la morte dello studente americano. Adesso sarà la Corte d'Assise e d'Appello a decidere.

Roma – In Corte d’Assise e d’Appello la teste chiave ha confermato: è stato lui a buttare nel Tevere il povero Beau Solomon. Alessia Pennacchioli, 39 anni, non ha avuto dubbi e come aveva fatto in precedenza, ovvero durante le indagini ed il successivo processo di primo grado, non ha esitato ad accusare Massimo Galioto, 45 anni, clochard residente sulle rive del Tevere, della morte di Beau Solomon, lo studente americano di 19 anni scomparso fra i gorghi del fiume la notte del 30 giugno 2016.

Beau Solomon durante una partita di rugby. Da Fb

Nel primo processo Galioto, detto Max, era stato prosciolto per non aver commesso il fatto ma la Procura romana, che aveva chiesto per il punkabbestia la pena dell’ergastolo, si era opposta alla sentenza chiedendo un nuovo dibattimento. A sostenere quanto affermato da Pennacchioli, ex compagna di Galioto, un loro amico, Mario Buzzi, che sostanzialmente ripeteva le stesse parole della donna: Max gli ha dato una spinta, Beau ha tentato di aggredirlo allora Massimo gli ha sferrato un calcio tirandogli anche un sasso e il ragazzo è caduto nel fiume.

Tutto questo a seguito di un litigio, evento questo che verrebbe confermato anche da Galioto che però aggiunge fermamente di non essere stato lui a spingere Beau nel fiume. Subito dopo la stessa Pennacchioli avrebbe gridato a Max “che caz.. hai fatto?” sentendosi rispondere dal cloclard: ”Mi rompeva le scatole”. Sono minuti concitati quelli trascorsi verso le 2.40 di notte sotto Ponte Garibaldi. Cinque testimoni oculari chiamano la polizia.

Max Galioto con la sua ex Alessia Pennacchioli

I cinque ragazzi hanno sentito distintamente un uomo gridare: ”…Ti ammazzo, ti ammazzo” e subito dopo un ragazzo cadeva nel fiume. Il loro racconto agli uomini della Mobile sarà conciso e dettagliato: ”…La vittima era circondata da tre persone (Galioto, Buzzi e Pennacchioli?) – riferiscono i giovani – dopo la lite e la caduta del giovane nel fiume queste tre persone sono andate a dormire nelle loro tende…”. Gli agenti raggiungono la banchina del Tevere e trovano l’accampamento dove Galioto viveva con la compagna e alcuni amici.

Il clochard racconta ai poliziotti una versione dei fatti diversa ovvero di essersi affacciato dalla tenda dopo aver sentito il ripetuto abbaiare dei cani mentre due uomini scuri di carnagione si allontanavano. La Procura acquisiva le immagini delle telecamere di videosorveglianza. I fotogrammi non sono nitidi ma si vede Solomon scendere da ponte Sisto con due persone, verosimilmente due colleghi universitari, che si allontanano lasciando solo lo studente.

La banchina del Tevere dove sarebbe avvenuta la tragedia

A questo punto il ragazzo americano sarebbe stato circondato da tre clochard mentre uno solo discute animatamente con Solomon sino a quando fra i due sarebbe scoppiata una lite. Il clochard spinge il ragazzo, poi si china a raccogliere qualcosa per terra e la tira verso Solomon che tenta di reagire prima di essere colpito da una pietra e poi da uno spintone per poi cadere nel fiume. Beau Solomon, originario di Spring Green, aveva trascorso la serata con alcuni studenti in un locale di Trastevere ma poi spariva sulle rive del Tevere.

La segreteria della John Cabot University ne denunciava la scomparsa alle autorità di polizia italiane. Il cadavere del giovane riaffiorava in superficie il 4 luglio e presentava una profonda ferita alla testa, compatibile con una caduta o con un colpo sul capo. Il giovane non aveva in tasca né il cellulare, né il portafogli ma una sua carta di credito avrebbe effettuato acquisti per 1.500 dollari sulla zona di Milano. Galioto verrà dunque arrestato con l’accusa di omicidio aggravato da futili motivi.

Il giaciglio di Max Galioto

Il clochard, figlio di ricchi commercianti, la spunterà in primo grado, nonostante altri guai giudiziari che lo vedono imputato di omicidio per la morte di Petret Stoica, il rumeno di 38 anni, morto ammazzato lo scorso 7 maggio. L’uomo è sospettato di altri misteriosi decessi accaduti sulle sponde del Tevere: ”…I due testimoni hanno deposto in maniera chiara – ha detto l’avvocato Giuseppe Zanalda, legale di fiducia della famiglia SolomonBeau è morto a seguito di quel calcio a seguito del quale cadeva nel fiume…”.

 

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