Il test potrebbe essere utile in contesti quali strutture scolastiche, ospedali e in settori rimasti fermi o costretti ad operare ”a porte chiuse” poiché non necessita di assistenza o di particolari condizioni di utilizzo.
Roma – Si chiama Daily Tampon il test prodotto in Italia super rapido e capace, in soli tre minuti, di dire se si è positivi o no al Covid-19. Prodotto dall’azienda Allum di Merate (Lecco) in collaborazione con l’Università del Sannio, il test funziona prelevando un campione di saliva con un cotton fioc che si appoggia sul tampone e attraverso l’utilizzo congiunto di tre reagenti, restituisce il risultato. Si è positivi se compaiono due strisce, negativi con una. Lettura molto simile ai test di gravidanza.
L’azienda brianzola, che si occupa di sistemi di illuminazione, ad inizio anno era intenta a realizzare lampade che potessero sanificare gli ambienti dal virus. Operazione rivelatasi poi troppo lunga e costosa e che, come racconta la titolare Stefania Magni, ha lasciato il posto ad un progetto studiato insieme a Pasquale Vito, docente di genetica dell’Università degli Studi del Sannio e presidente dello spin-off universitario Genus Biotech.
Il progetto ha portato alla realizzazione di questo tampone giornaliero dai tempi molto rapidi. Tuttavia il Ministero della Salute smentisce la notizia che questa tipologia di test rapido sia già stata validata come lo sono stati, invece, quelli in sperimentazione negli aeroporti, che si basano sulla raccolta di secrezioni di naso e gola come i tamponi molecolari.
Il ”nuovo” test potrebbe essere utile in contesti quali le strutture scolastiche, gli ospedali e in quei settori rimasti fermi o costretti ad operare ”a porte chiuse”. Secondo l’azienda produttrice un’altra nota positiva è rappresentata dal costo nettamente inferiore – circa meno della metà – di quelli che sono attualmente utilizzati ovvero intorno ai 20 euro, almeno cosi pare.
”La diagnosi molecolare da saliva ha un’affidabilità pari a quella dei tamponi, quindi si può immaginare una procedura di prelievo di saliva che dà la stessa informazione molecolare di un tampone” ha dichiarato Rosario Rizzuto, Rettore dell’Ateneo di Padova, che ha dato il via alla sperimentazione del test per diagnosticare i casi positivi al virus. Ma sono davvero così affidabili i test salivari? Addirittura al pari del tampone nasofaringeo?
Due recenti studi, uno pubblicato sul New England Journal of Medicine e l’altro su Annals of Internal Medicine, forniscono risultati discordanti e non del tutto chiarificatori. Nel primo, effettuato da un team di ricercatori della Yale University, sono stati presi in carico 70 pazienti ospedalieri con Covid-19 identificati con i tamponi tradizionali.
Sottoposti anche ai test della saliva i ricercatori hanno scoperto che quest’ultimi sono stati più efficienti nel rilevare il Coronavirus. Inoltre sono stati riscontrate più copie di materiale genetico del virus nella saliva dei pazienti che nei campioni prelevati dalle cavità nasali. Nel secondo studio, realizzato dai ricercatori dell’Università di Ottawa, in Canada, sono stati esaminati soggetti asintomatici ad alto rischio e quelli con sintomi lievi, fornendo agli adulti un kit di auto-raccolta e, allo stesso tempo, un tampone standard.
Tra i 1939 campioni combinati di tampone e saliva analizzati, il virus Sars-Cov-2 è stato rilevato in 70 campioni, l’80% con tamponi e il 68,6% con saliva. Sono risultate positive 34 persone su entrambi i campioni diagnostici. Il team canadese ha spiegato i tamponi nasofaringei e orofaringei hanno rilevato più casi di Covid-19 rispetto ai test salivari tra pazienti asintomatici o lievemente sintomatici.
Sebbene il test salivare non richieda la presenza di personale addestrato o di dispositivi di protezione individuale e può essere meglio tollerato in popolazioni difficili e pediatriche, a causa dell’instabilità dell’Rna genetico, la saliva grezza richiede un trasporto rapido per l’estrazione del materiale virale in un laboratorio e l’analisi per la reazione a catena della polimerasi.
Il nuovo kit fornito dai ricercatori di Ottawa, però, conteneva un fluido conservante e viricida che permetteva il trasporto in sicurezza dei campioni. Al di là dei dati ottenuti, gli studiosi hanno comunque sottolineato i limiti dell’indagine a causa, soprattutto, della mancanza di un vero riferimento gold standard, ovverosia di un esame diagnostico più accurato al quale ogni altro esame deve rapportarsi per avere validità. Insomma di completamente certo, al momento, non c’è ancora nulla.
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