Rogo all’emporio cinese a Milano: prima delle fiamme, minacce e richieste di denaro

“Volevano 20mila euro” ha denunciato il padre del titolare. Nell’incendio hanno perso la vita tre giovanissimi cinesi che dormivano nello showroom.

Milano – “Per due volte ci hanno chiesto 20mila euro, così abbiamo denunciato per estorsione”: le parole del padre del titolare, riportate dal Corriere della Sera, cambiano il corso delle indagini sull’incendio di giovedì notte all’emporio cinese di via Cantoni a Milano, rogo che si è portato via tre giovanissime vite.

Su tutta la vicenda aleggia l’ipotesi inquietante delle fiamme dolose. L’uomo aveva infatti messo a verbale di essere stato avvicinato mercoledì sera da una persona che gli avrebbe puntato contro un coltello, chiedendo di dargli la somma di 20mila euro. Lo stesso sarebbe accaduto la mattina seguente alla moglie. Due violente tentate estorsioni a poche ore dal rogo che nella notte milanese ha divorato l’emporio, sembrano poter indirizzare le indagini verso la malavita organizzata e il racket. Ma per gli inquirenti ogni conclusione appare ancora prematura. Intanto si devono piangere i morti, i tre giovanissimi che nello showroom andato a fuoco dormivano e non hanno avuto via di scampo. Sono tre ragazzi di origine cinese: uno stilista 24enne, Pan An, nato in Cina il 19 febbraio 2000, e fratello e sorella nati ad Arzignano (Vicenza), Yinjie Liu e Yindan Dong, di 17 e 18 anni, cugini del titolare. Sembra che fossero a Milano per trascorrere un periodo di vacanza.

Secondo quanto confermato dagli esperti dei Vigili del fuoco, le fiamme sono partite dalla zona dell’ingresso, un grande portone in ferro che affaccia sulla via, unico accesso al grande magazzino. I giovani, che dormivano nell’attività commerciale, sorpresi dal fuoco hanno cercato di rifugiarsi nella parte più interna dell’esposizione, in parte risparmiata dalle fiamme, ma sono morti soffocati. I loro corpi sono stati trovati in tre punti separati, segno che hanno cercato disperatamente di trovare una via di uscita in mezzo alla fuliggine. Una via d’uscita che, però, si trovava proprio sul fronte dell’incendio.

Le indagini sono coordinate dal procuratore di Milano Marcello Viola e dal pm di turno Luigi Luzi, che stanno valutando per quale ipotesi di reato iscrivere il fascicolo. Qualcosa di più potrebbe arrivare dall’acquisizione dei filmati delle telecamere, alcune non funzionanti ma altre sì tra la decina che si trovano nelle varie aziende della via, e dai testimoni sentiti dagli investigatori dell’Arma.

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