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Roberto Salis, allarme sicurezza per Ilaria: “Giornalisti non vengano fuori dal carcere” 

Il padre dell’attivista detenuta a Budapest critico con il governo e Tajani, che replica: “Parole in libertà non offuscano nostro operato”.

Roma – Ieri il botta e risposta con il ministro degli Esteri Antonio Tajani per quanto il governo ha fatto sul caso della figlia. Oggi Roberto Salis, padre dell’attivista detenuta a Budapest che ha ottenuto i domiciliari, lancia l’allarme sulla sicurezza della donna. “Chiediamo a tutti i giornalisti di non presentarsi davanti al carcere dove è detenuta Ilaria perché ci sono forti timori per la sua sicurezza e quindi, quando uscirà, andrà nel suo domicilio in modo riservato”. Un appello quello del padre di Ilaria Salis, lanciato alla stampa in previsione della settimana prossima, quando la docente uscirà dall’istituto penitenziario ungherese  Gyorskocsi Utca.

“Chiediamo a giornalisti – insiste Roberto Salis – che sono stati sempre sensibili e comprensivi di capire la
situazione e di garantire la sicurezza a Ilaria e alle persone che sono a lei vicine”. Soltanto ieri la polemica con il ministro Tajani per la gestione del caso della figlia. “Noi difendiamo e tuteliamo sempre i cittadini italiani, se la signora Salis chiederà di andare ai domiciliari in Italia noi sosterremo la proposta”, ha detto il vicepremier e titolare della Farnesina. “Credo – ha aggiunto – si possa fare e che non sia in contrasto con il diritto comunitario. Per il resto non rispondo a polemiche di cittadini, noi facciamo il nostro dovere e sono fiero di tutti i nostri diplomatici, fiero del lavoro che ha fatto la nostra ambasciata in Ungheria e di quello che ha fatto il nostro consolato”.

Scontro tra il padre di Ilaria Salis e il governo

Da parte sua, però Roberto Salis ha detto piccato alla Stampa che si “sente di escludere” che ci sia stato un intervento del governo a favore della figlia. “Da quando mia figlia ha accettato la candidatura con Avs – ha fatto notare – tutti i canali di comunicazione esistenti con la diplomazia italiana si sono completamente chiusi. È calato il silenzio più assoluto”. Il padre dell’attivista ha spiegato: “Dal ministero dell’Interno è arrivata l’indicazione di iscrivere mia figlia al registro dei residenti all’estero per poter votare, ma questa proposta è totalmente fuori luogo”. Perché “se Ilaria spostasse la residenza in Ungheria, non potrebbe più chiedere i domiciliari in Italia”. Quella proposta “è quindi la scorciatoia più semplice per evitare del lavoro” e invece “è un caso che non riguarda solo Ilaria: così non se ne esce – prosegue – e il governo deve agire per risolvere questo problema che immagino ci sia da 50 anni, ma evidentemente è stato sollevato solo adesso”.

Oggi per lui prevale “la delusione. Sono profondamente ferito dall’atteggiamento delle istituzioni italiane. Eccetto una: il presidente della Repubblica, che forse è stato l’unica figura istituzionale da cui ci siamo sentiti tutelati, che ci ha trasmesso un profondo senso di rispetto nei confronti dello Stato”. E rispetto al ruolo del governo ribadisce: “Tutta questa attenzione io francamente la vedo ancora molto nebulosa. Li dovrei
ringraziare?
Lasciamo stare. Io non ho dei sassolini nelle scarpe, ho i piedi sanguinanti e prima o poi svuoterò i cassetti di quel che ho da dire. Noi non abbiamo visto alcuna volontà concreta né da parte di Tajani né da parte di Nordio”

Il padre di Ilaria Salis racconta poi che la concessione dei domiciliari “sarà operativa dopo il pagamento della cauzione. Appena mi comunicheranno su quale conto corrente farò il versamento. Spero il prima possibile. Dopodiché non dovrebbero esserci altri ostacoli. Penso che abbia pesato moltissimo la forte mobilitazione popolare in Italia, l’attenzione dell’opinione pubblica, averla fatta diventare un fatto mediatico. Anche con la candidatura alle elezioni europee”. Il ministro degli Esteri in merito alle polemiche replica: “Non sono parole dette in libertà che possono offuscare l’immagine di donne e uomini che rappresentano il nostro paese”.  

Polemica tra Roberto Salis e Italo Bocchino

Ieri anche la polemica di Roberto Salis con Italo Bocchino che non gliele ha mandate a dire. Difendendo l’operato del governo e della diplomazia italiana durante la trasmissione “Otto e mezzo”, l’ex deputato di An, Pdl e giornalista ha rivolto al padre dell’attivista un’accusa precisa: “Mi dispiace che essendo in campagna elettorale prenda le distanze dal governo. Lei è ottimista sull’elezione di sua figlia, ma i sondaggi le danno scarse speranze“. “Non dimentichiamo tutti quanti che Ilaria Salis è stata fermata che era andata lì a passeggio col manganello in una situazione in cui la gente veniva manganellata. È stata fermata con un manganello retrattile in borsa. E sua figlia – ha detto Bocchino – non dimentichiamo che ha 4 condanne definitive e 29 denunce”.

Parole che hanno suscitato l’ira di Roberto Salis: “Questa è diffamazione. Non hanno trovato nessun manganello. Mia figlia è stata arrestata in taxi. Nel taxi hanno trovato i manganelli che dice Bocchino che, però, non rilevavano tracce biologiche né delle persone nel taxi né delle vittime. Quindi in uno Stato come quello ungherese si può ben capire come sono finiti nel taxi quei manganelli. La denuncia più grave che ha mia figlia – ha concluso – è il concorso morale in resistenza a pubblico ufficiale. Hanno lanciato un petardo perché era il compleanno di una persona in carcere. Non diciamo corbellerie, diffamando persone inutilmente”.

   

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