I rumors davano un testa a testa tra il sottosegretario leghista e Orlando del Pd, ma lui precisa: “Non lascio il Mit con il lavoro a metà”.
Roma – Dopo le dimissioni di Giovanni Toti dalla carica di governatore in Liguria, con il ritorno al voto entro 90 giorni, c’era già chi scommetteva nel grande testa a testa tra Edoardo Rixi e Andrea Orlando. Ma il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, esponente di spicco della Lega – con una carriera politica che lo ha visto ricoprire diversi ruoli a livello regionale e nazionale – sgombra subito il campo dagli equivoci. Non sarà lui a correre per il centrodestra nella successione alla poltrona occupata fino a ieri da Toti. “Non mi candido. E non cambierò idea al riguardo”.
Rixi spiega il perché della decisione irremovibile. “Io rappresento un governo in carica, che deve andare avanti in ogni caso. Non posso essere sempre l’unico nome sul tavolo. Al ministero delle Infrastrutture cerco di risolvere il problema delle concessioni autostradali e mi occupo delle opere pubbliche bloccate o ferme, e del settore marittimo: questo è il mio compito – spiega -. E non sono abituato a lasciare le cose a metà. Se
mi dicono che non è una priorità, ne prenderò atto. Ma senza cambiare idea. Non ritengo opportuna la mia candidatura. E non so più come dirlo. Se si fosse votato tra un anno e mezzo, a scadenza dell’attuale legislatura, ci avrei pensato. Oggi sarei solo una pezza a colori per tamponare una situazione di emergenza”.
Quindi, il sottosegretario dice che cercherà di “continuare a lavorare per amministratori pubblici come il sindaco di Genova Marco Bucci, che giovedì nonostante i suoi problemi di salute era a Roma per difendere le infrastrutture della Liguria. A questa gente, io devo dare una mano. Se vado via, chi seguirà queste cose?”. Con l’addio di Giovanni Toti, prosegue Rixi, “siamo davanti a una situazione pensata per creare a freddo un problema Liguria che prima non c’era. Una campagna elettorale difficile e avvelenata come quella ligure, va fatta partendo dal basso. Per favorire questo processo, mi tiro fuori”. E sulla scelta di Toti di dimettersi: “Noi come Lega non sempre abbiamo condiviso le sue decisioni, ma lo abbiamo sempre appoggiato. Altri meno. Credo che si sia sentito solo”.
Al leader della Lega Matteo Salvini “ho detto quello che penso, e ci siamo confrontati”. Ora, “dopo quel che è successo a Toti, ci vuole una svolta, e ci vuole un candidato civico. Non bisogna pensare in termini di centrodestra contro centrosinistra. Se così sarà, il nostro destino sarà già scritto”. Al momento per il centrosinistra il favorito alla candidatura è Andrea Orlando, esponente di spicco del Pd con un forte focus su temi sociali ed economici. Con una lunga carriera politica alle spalle, Orlando ha ricoperto ruoli significativi anche a livello nazionale, affrontando questioni legate al mercato del lavoro e alle politiche sociali. Orlando potrebbe concentrarsi su una campagna che enfatizza il miglioramento dei servizi pubblici, la sanità e l’educazione, cercando di rispondere alle sfide locali con proposte concrete per migliorare la qualità della vita dei cittadini liguri.
Al centrodestra resta in campo l’ipotesi di un civico dopo il chiarimento di Rixi, mentre Matteo Renzi annuncia che Italia Viva sarà nel centrosinistra alle regionali, anche in Liguria. Dove quindi potrebbe arrivare il debutto del campo larghissimo in una coalizione che vede il centrosinistra con il Movimento 5 Stelle. Il candidato dovrebbe essere appunto Orlando, che nei giorni scorsi non ha smentito il suo impegno. Anche se ha fatto sapere che “se emerge una candidatura che riesce a unire più della mia sarò il primo a sostenerla“. Toti, che non può correre in ogni caso per la regola del terzo mandato, potrà fare campagna elettorale con la sua lista. Che ha cambiato nome per evitare di dover raccogliere le firme.
Secondo la legge il voto deve essere convocato entro 90 giorni. Con questo conteggio la prima data utile sarebbe quella del 27 ottobre, come spiegato dal governatore ad interim Alessandro Piana. In autunno andranno alle urne anche i cittadini dell’Emilia-Romagna e l’Umbria. L’ipotesi è quella di un unico election day. In Emilia il voto è già fissato tra il 17 e il 18 novembre. Per avere un’idea delle forze in campo è utile guardare ai risultati delle elezioni europee. In Liguria il centrodestra si è fermato al 44%: Fratelli d’Italia ha preso il 26% e la Lega il 9%. Il fronte (disunito) del centrosinistra ha superato il 51%. In Emilia-Romagna la maggioranza di governo è appena sopra il 40%. In Umbria la governatrice della Lega Donatella Tesei cerca la conferma. Ma il suo partito ha preso il 7% a giugno, mentre FdI è arrivata al 32%. Attualmente la somma dei voti del centrodestra è superiore a quella del centrosinistra.