Rivoluzione nel Processo Montefibre: arrivano le condanne

Colpo di scena nel processo Montefibre ter sulle morti per amianto occorse nello stabilimento di Verbania. La Corte d’Appello di Torino ha ribaltato la sentenza, condannato i tre imputati e disposto risarcimenti alle parti civili per 1,5 milioni di euro.

Torino – Omicidio colposo. Questa l’accusa con cui i giudici, riconosciute le attenuanti generiche, hanno inflitto un anno di carcere a Giorgio Mazzanti e 11 mesi a testa a Bruno Quaglieri e Gianluigi Poletti, ex dirigenti. Pene sospese con la condizionale. Per altri due imputati, Luigi Ceriani e Carlo Vannini, i reati sono estinti in quanto nel frattempo sono deceduti.

Mazzanti, in particolare, è stato ritenuto responsabile della morte di 5 persone, Poletti e Quaglieri per 4 di questi. Mentre la Corte ha stabilito di non procedere in merito alle morti di altre 7 persone, sempre per Mazzanti, Quaglieri e Poletti, causa prescrizione. I risarcimenti dei danni riconosciuti alle parti civili, per un totale di 1,5 milioni, comprendono anche quelli stabiliti per i famigliari di queste 7 vittime.

Le parti civili risarcite sono 40 in totale: 37 congiunti dei deceduti, Associazione italiana esposti amianto (Aiea), associazione Medicina Democratica e Camera del Lavoro Territoriale Cgil di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola. Per l’avvocato Laura Mara, rappresentante dell’Aiea e Medicina Democratica: “È una grande vittoria, di una sentenza importante nel panorama giurisprudenziale italiano“.

Ha poi aggiunto:

“A contare non sono tanto gli anni di condanna o il fatto che gli imputati scontino giorni di carcere, ma il principio che deve passare. Ciò significa che i tempi sono cambiati rispetto a quelli bui in cui la giurisprudenza imponeva sempre certi limiti per le patologie amianto-correlate”.

Questa è la terza volta che la Corte d’Appello sentenzia sul caso di Montefibre Verbania Tutto iniziò nel 2011 con l’assoluzione in primo grado da parte del Tribunale della città piemontese. Poi il primo dietrofront in appello, con la condanna degli imputati. La Cassazione ha quindi annullato e rinviato di nuovo ai giudici torinesi di secondo grado, i quali, hanno emesso sentenza di assoluzione. Le associazioni Medicina Democratica e Aiea e il procuratore generale hanno fatto ricorso in Cassazione. Il ricorso è stato accolto con il rinvio del procedimento per la terza volta alla Corte d’Appello, che stamani ha condannato e disposto il risarcimento di un milione e mezzo. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. 

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