I Radicali vanno all’attacco del ministro per la situazione di Vercelli, ma da Nord a Sud il copione dietro le sbarre è sempre lo stesso.
Roma – La rivolta nel carcere minorile milanese Beccaria è solo la punta dell’iceberg di una situazione incandescente degli istituti di pena italiani più volte al centro di denunce e polemiche politiche. Nonostante l’approvazione del decreto carceri che puntava a disinnescare la “bomba” esplosa dietro le sbarre, da Nord a Sud, le cronache quotidiane raccontano di un sistema ormai al collasso. E mentre al Beccaria si vedevano scene da far west, a Agrigento c’era un’altra rivolta. Nuovi disordini al carcere ‘Pasquale Di Lorenzo’: quattro detenuti catanesi, nei giorni scorsi, hanno distrutto la cella di transito e poi appiccato il fuoco nel reparto. L’intervento degli agenti di polizia penitenziaria ha riportato la calma. Nessuno è rimasto ferito, riferisce il sindacato Sappe che annuncia un sit-in di protesta davanti alla prefettura di Agrigento per il 21 settembre prossimo.
“Turni interminabili, variazioni di servizio in continua involuzione, riposi cancellati e aggressioni al personale di polizia da parte dei detenuti sono solo una parte degli ingredienti che hanno determinato la decadenza inarrestabile del reparto di ‘polizia della Petrusa”, protesta il sindacato in una nota. “L’area detentiva è ormai governata da pochissimi poliziotti ai quali viene richiesto di vigilare su più postazioni di servizio nello stesso momento, dove tutti fanno tutto, non vi è più alcuna distinzione fra ruoli, ci si arrangia come si può. Il personale è chiaramente stanco, avvilito, demoralizzato praticamente sfiancato”. Lo scorso 2 gennaio una decina di detenuti, con la minaccia di lanciare l’olio bollente addosso agli agenti, aveva preso possesso di una intera sezione e preteso di parlare con il magistrato di sorveglianza: per la rivolta, due mesi dopo, sono
state inflitte per direttissima pene fino a 2 anni e 3 mesi di reclusione.
Ora arriva una nuova denuncia contro il ministro della giustizia, Carlo Nordio: verrà presentata alla procura di Vercelli dai radicali italiani per il sovraffollamento del carcere cittadino. E’ quanto annuncia il tesoriere, Filippo Blengino, in un comunicato. “Dopo alcune ulteriori verifiche e approfondimenti – si legge – abbiamo appurato che, al contrario di quanto avevamo appreso, a fronte di una capienza di 230 posti, i detenuti sono 264. Un numero che denota un tasso di sovraffollamento non irrilevante se si considera che sono in corso dei lavori di ristrutturazione che rendono inagibili numerose celle”.
“Crediamo – prosegue la nota dei Radicali – che l’omissione di atti per contrastare la condizione disumana e degradante in cui versano le carceri costituisca un reato, più specificamente quello di tortura. A Vercelli il direttore, gli educatori e il personale stanno facendo molto, con scarsi strumenti, per colmare delle intollerabili carenze e difficoltà. Ma resta il fatto che qui, come altrove, lo Stato ha una concezione di pena che viola in modo sistematico la Costituzione”. Blengino afferma che “la maggioranza di governo amica dell’amministrazione comunale continua a incrementare pene stando alla larga, proprio come il sindaco di Vercelli, Roberto Scheda, dalle sofferenze del carcere. A lui e all’amministrazione inviamo pubblicamente un invito a visitare insieme a noi il carcere di Vercelli, e magari a tentare di comprendere i danni delle loro politiche manettare”.
Sulla vicenda della rivolta al Beccaria, dove la situazione è fuori controllo da mesi, interviene Ivan Scalfarotto, capogruppo di Italia Viva in Commissione Giustizia. “Mentre il centrodestra ancora esulta per l’approvazione di un decreto che non produce alcun miglioramento delle tragiche condizioni delle carceri, a Torino è scoppiata una propria e vera guerra tra detenuti, con due agenti feriti. La scorsa notte – spiega Scalfarotto – al minorile Beccaria di Milano, otto detenuti feriti, tre sono evasi e a ora solo uno di loro è stato rintracciato. Questo è il segnale di un sistema carcerario al collasso che si regge in piedi solo grazie all’intervento di un personale sottodimensionato, costretto a turni massacranti di lavoro, la cui incolumità è in pericolo tutti i giorni”.
All’attacco anche il vicepresidente dei senatori del Pd Franco Mirabelli. “L’ennesima esplosione di violenza
all’interno dell’istituto Beccaria è la dimostrazione della incapacità del governo ad affrontare una situazione da lui stesso creata. Il decreto ‘Caivano’ – aggiunge – ha aumentato il numero di minori reclusi senza alcun adeguamento delle strutture e del personale in particolare degli educatori. Si lascia che negli istituti per minori restino detenuti fino ai 25 anni. La vicenda del Beccaria che è in emergenza da mesi mostra un’inerzia
colpevole del governo e l’incapacità ad affrontare i problemi”.
La senatrice di Avs Ilaria Cucchi, dopo la visita al carcere pesarese di Villa Fastiggi, incalza: “Il sottosegretario Delmastro questa estate ha fatto il giro delle carceri solo per farsi selfie con gli agenti, che però ormai si sentono anche un po’ presi in giro. La situazione del pianeta carcere è sotto gli occhi di tutti. E il governo non sta facendo nulla per affrontare il problema anzi, lo usa come discarica sociale”.