Il ministro Piantedosi rispondendo al question time evidenzia il calo di arrivi e aggiorna sulla questione dell’intesa con Tirana.
Roma – I rimpatri forzosi, aumentati del 20 per cento e la questione dei ritardi nella realizzazione dei Centri per i migranti in Albania, dovuti alla forte ondata di calore estiva. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al question time alla Camera, fa il punto sulla questione migranti. “Nei primi sei mesi del 2024 sono stati 9mila i rimpatri assistiti, 5.111 dalla Libia e 3.800 dalla Tunisia”, ha spiegato rispondendo a un’interrogazione. “La collaborazione con la Costa d’Avorio – ha poi sottolineato il titolare del Viminale – ha consentito un calo degli arrivi da quei territori. Riguardo al rimpatrio forzoso, sono stati in generale 3.080 i migranti rimpatriati con un aumento del 20% rispetto al 2023. Stiamo lavorando con l’obiettivo di aumentare effettivamente il numero dei rimpatri”.
Poi cita i dati sugli arrivi via mare dei migranti in forte diminuzione rispetto allo scorso anno, parlando di “importanti risultati” che sono il “frutto di strategiche linee di azione dell’esecutivo, orientate al contrasto del vergognoso traffico di migranti, al più rigoroso rispetto delle regole in materia di migrazione e alla realizzazione di una più efficace collaborazione con i Paesi di origine e transito dei flussi, non limitata al solo incremento della fornitura di dotazioni strumentali e alle attività formative del personale impiegato nel
contrasto, pur necessarie” ha precisato il ministro, evidenziando che “stiamo infatti promuovendo e sviluppando progettualità finalizzate alla promozione di rimpatri volontari assistiti dai Paesi di transito, attraverso un approccio di stampo totalmente innovativo”.
Infine a chi gli chiede a che punto siano i lavori per l’apertura dei Centri migranti in Albania, Piantedosi ha risposto che c’è un “ritardo di alcune settimane per problemi tecnici legati alle condizioni geologiche del
terreno, che hanno richiesto un’attività di verifica e consolidamento” e “all’ondata prolungata di caldo anomalo che ha determinato un necessario rallentamento dei lavori a tutela della salute degli stessi lavoratori impegnati sul posto”. La premier Meloni in visita nel Paese a giugno, aveva inizialmente indicato il primo agosto come il giorno dell’entrata in funzione delle strutture. Ma in realtà servirà ancora qualche settimana perché i centri possano attivarsi, ha detto pochi giorni fa il sottosegretario Alfredo Mantovano, spiegando che i ritardi sono dovuti a “rallentamenti” nei lavori.
Il 10 agosto era stato indicato come possibile nuova data, ma pare che ci sarà ancora un rinvio per i centri voluti dalla premier italiana – che prevedono una spesa di 800 milioni di euro in cinque anni -, che a questo punto subiranno ulteriori slittamenti per partire. Secondo indiscrezioni, il centro di prima accoglienza situato nel porto di Schengjin sembra essere pronto, ma i ritardi riguarderebbero principalmente l’altro sito: l’ex base dell’Aeronautica albanese di Gjader. Qui sono in corso i lavori per dare vita a tre strutture distinte: un centro per il trattenimento di richiedenti asilo con 880 posti, un centro di permanenza per rimpatri (Cpr) con 144 posti e un penitenziario di 20 posti.
I ritardi sono stati attribuiti alle alte temperature estive, che hanno complicato i lavori, che coinvolgono anche i militari italiani del Genio. Il Viminale ha stanziato 52.700 euro per le camere degli agenti di polizia, che alloggeranno in un resort a Schengjin. Il sottosegretario Mantovano, che segue passo dopo passo i lavori nei siti di Shengjin e Gjader, ha sottolineato la validità di questo innovativo modello di gestione dei flussi migratori illegali, che sta suscitando “ampio consenso in sede europea: 15 dei 27 Stati membri dell’Unione – ha detto – ci chiedono infatti di condividere il progetto, al quale stanno guardando con attenzione anche altre nazioni europee, in primis la Germania”.