Stefania Musso sospesa dopo il caso dei profilattici distribuiti ai reclusi. Il Dap: “Mancato confronto con i superiori”.
Pavia – Stefania Musso, responsabile dell’istituto penitenziario di Torre del Gallo a Pavia, è stata rimossa dall’incarico a seguito della controversia innescata dalla sua decisione di fornire 720 profilattici ai detenuti, provvedimento che lei stessa aveva descritto come intervento a carattere “terapeutico”. Secondo fonti dell’amministrazione penitenziaria, il provvedimento disciplinare sarebbe stato disposto in seguito a un’ispezione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che ha rilevato l’assenza di comunicazione con le autorità superiori e i rischi per la gestione dell’ordine all’interno della struttura. Il caso si è trascinato per settimane tra accese proteste delle rappresentanze sindacali degli agenti, che hanno definito la scelta “inappropriata e priva di senso”. La dirigente non ha ancora rilasciato dichiarazioni pubbliche.
Le organizzazioni sindacali del personale di custodia avevano sollevato la questione già a fine settembre, lamentando di essere state tenute all’oscuro dell’iniziativa nonostante il loro ruolo nella sicurezza quotidiana della struttura. Gennarino De Fazio, responsabile nazionale di Uilpa polizia penitenziaria, aveva espresso perplessità: “Non si tratta di pregiudizi morali, ma se esistono rischi di sopraffazione vanno contrastati preventivamente. Affrontare il tema della sessualità in carcere semplicemente distribuendo preservativi e lasciando che ognuno si arrangi rappresenterebbe una forma di inciviltà. Oltretutto significherebbe ignorare che non si parlerebbe di libertà sessuale autentica, ma di situazioni forzate verso rapporti omosessuali. Un approccio che contrasta anche con il principio del diritto all’affettività sancito dalla Consulta nel gennaio 2024″.
Anche il Dipartimento penitenziario aveva espresso riserve tecniche, ritenendo l’operazione inadeguata sul piano sanitario, preventivo e della sicurezza. Tra le criticità evidenziate: l’assenza di protocolli di monitoraggio, i pericoli legati a possibili violenze tra i reclusi e l’eventuale utilizzo improprio dei profilattici per nascondere sostanze illecite.
Di parere opposto si è mostrata Antigone, organizzazione che si batte per i diritti delle persone recluse, che aveva espresso sostegno all’iniziativa della direttrice.