Quando non finiscono nelle discariche abusive seguono il ciclo di riciclaggio oppure è tutto un bluff? 4 su 10 non arrivano a destinazione.
Vecchie lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi sono gli elettrodomestici di grandi dimensioni che lasciano le nostre case perché troppo vecchi o non funzionanti. Dove vanno a finire? Dovrebbero arrivare a destinazione ovvero negli impianti autorizzati, atti al trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici, i cosiddetti raee.
Secondo un’inchiesta riportata da Altroconsumo e condotta con l’aiuto di trasmettitori gps, una sorta di pulce elettrica inserita per seguire la strada percorsa dai suddetti rifiuti ingombranti, in media 4 rifiuti su 10 non arrivano a destinazione. L’inchiesta è stata realizzata in collaborazione con Ecodom, Consorzio italiano recupero e riciclaggio elettrodomestici. Su 200 elettrodomestici monitorati in questa ricerca solo il 61% è arrivato al traguardo. Gli altri non sono finiti in impianti autorizzati. Acciaio, rame, ferro, plastica e alluminio sono le principali materie che si possono estrarre dai rifiuti elettrici ed elettronici e che possono essere riutilizzate per la produzione di nuovi apparecchi, riducendo l’impiego di materie prime vergini.
Quando si abbandona un elettrodomestico ingombrante, si può usufruire del servizio del ritiro tramite i negozi presso i quali si è acquistato un elettrodomestico nuovo o si può consegnare autonomamente presso l’isola ecologica. Ma purtroppo questo non è sempre vero, dal momento che c’è una ampia fetta di popolazione che vive in comuni che non offrono servizi di raccolta a domicilio. Inoltre il ritiro da parte delle municipalizzate a volte non è puntuale e ciò comporta che, sulle strade, si verifichino saccheggi prima dell’arrivo degli addetti del comune. Che fine fanno gli elettrodomestici che non imboccano la strada giusta?
Alcuni vanno a finire in impianti non autorizzati, per esempio all’estero, specie in Slovenia, oppure in magazzini dell’usato, in mano a rottamatori, o ancora in magazzini privati, per essere rivenduti sul mercato dell’usato. Insomma, una buona percentuale di rifiuti è ben lontana dalla corretta via del riciclo. Si viene così a cagionare un danno per la comunità, perché rifiuti di questo tipo, che potrebbero trasformarsi in risorse, viaggiano in modo irregolare e si disperdono.
Oggi, la rete ufficiale dei sistemi collettivi di raccolta ha fatto progressi: nel 2018 si è arrivati a recuperare oltre 310 mila tonnellate di raee, pari a circa 5 kg per abitante, con un incremento di quasi il 5% rispetto al 2017. Il sistema di raccolta, però, perde ben 45 mila tonnellate all’anno di rifiuti che si potrebbero riconvertire. Occorre fare molto di più, attraverso controlli stringenti, regole sul mercato dell’usato, maggiori informazioni e servizi ai cittadini.