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Tonnellate di rifiuti e sversamenti incontrollati nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio

Un’impresa di smaltimento rifiuti operante in alcuni Comuni vesuviani sarebbe responsabile di gravi illeciti ambientali. Avrebbe sversato tonnellate di rifiuti pericolosi in terreni agricoli con grave danno per suolo e sottosuolo.

Napoli – I militari della Compagnia carabinieri di Torre Annunziata e del Reparto carabinieri “Parco” di San Sebastiano al Vesuvio hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal G.I.P. del tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura della Repubblica, Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 9 persone, gravemente indiziate in ordine al reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.

Contestualmente il giudice ha disposto il sequestro della sede dell’impresa interessata nonché di due impianti di trattamento dei rifiuti, di 7 autocarri e di due pale meccaniche, tutti di proprietà della ditta, verosimilmente utilizzati per la commissione del reato contestato. L’attività di indagine, condotta dai carabinieri della Stazione di Ottaviano, con il supporto specialistico dei carabinieri Forestali della Stazione “Parco” di Ottaviano, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Nola e della Procura della Repubblica – D.D.A. – di Napoli, è cominciata a seguito di verifiche effettuate su di un’impresa di smaltimento rifiuti operante in alcuni Comuni vesuviani.

I controlli dei militari facevano emergere la presenza di tre siti di sversamento illecito di fanghi derivanti dal dragaggio di alcuni canali del reticolo idrografico del Fiume Sarno (Rio Sguazzatorio e Rio Bottaro), ove i rifiuti in questione venivano trasportati, sversati senza alcuna autorizzazione e senza il previsto trattamento.

Nei mesi successivi, si raccoglievano numerosi elementi di prova in ordine alla presenza di un collaudato sistema di dismissione di vari rifiuti speciali e rifiuti pericolosi (rifiuti di lavori edili e stradali, cartongesso, guaine bituminose, fresato d’asfalto, amianto e terre e rocce da scavo) con il metodo del c.d. giro bolla, ovvero la falsificazione dei documenti di trasporto, tramite i quali gli scarti sarebbero stati declassificati “ad arte” a rifiuti non pericolosi, abbattendo conseguentemente i costi di trattamento e smaltimento, consentendo di ottenere, pertanto, centinaia di migliaia di euro in profitti illeciti per l’impresa.


In pochi mesi, decine di migliaia di tonnellate di rifiuti sarebbero state, pertanto, sotterrate senza alcuna cautela in terreni agricoli (noccioleti e frutteti) non idonei alla messa in riserva o allo stoccaggio. Uno dei siti d’interramento ricade addirittura all’interno del territorio dell’area protetta del Parco Nazionale del Vesuvio. In questi luoghi di sversamento, venivano campionate – con il supporto di ARPA Campania – numerose sostanze fortemente inquinanti, capaci di danneggiare e deteriorare gravemente la matrice suolo e l’ambiente, tra cui amianto, idrocarburi e IPA.

Due dei siti monitorati venivano sottoposti a sequestro a seguito dei citati accessi ispettivi. Ulteriori riscontri sull’attività in parola venivano effettuati tramite l’acquisizione di documenti e l’analisi dei filmati di videosorveglianza disponibili.
Due degli indagati destinatari del provvedimento sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere; tre degli indagati sono stati ristretti in regime di arresti domiciliari e per i restanti quattro è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.

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