Elucubrazioni mentali in tempo di pandemia. Pensieri e parole durante la restrizione si mettono a nudo e con loro la parte migliore-peggiore di noi. Liberi, invece…
Così, in 45 giorni di isolamento, senza volerlo di proposito, abbiamo scoperto che “in due è meglio?” Che abbiamo persa, lasciata per strada un’opportunità? Forse.
Stiamo invecchiando di solitudine scambiata per una scelta di libertà. Ma questa, prima o poi, ci presenterà il conto. Le “corazzate” di amici virtuali, ma anche reali, il: “ci vediamo oggi perché domani non si sa se ci saremo“, ed altre pseudo forme/iniziative di emancipazione (sessuale etichettata, dichiarate “moderne”), ahimè sono un tentativo effimero, estremo e disperato di crearsi l’alibi dello Status “Io sto bene da solo/a?”. Forse.
Uno “scudo” sentimentale questo, dietro il quale ripararsi dalle ferite, dai fallimenti, dalle delusioni, ma che è di cristallo. I social, che tanto bene possono fare se usati come si deve, altrettanto verificabilmente, hanno portato alla frantumazione della coppia, che non cerca più la stabilità, la costruzione della medesima, la progettazione comune, ma che spesso, per vari meccanismi autolesionistici, o per malinteso “comodo”, ci rinuncia. Sempre di più, l’amore è destinato a durare poco? Sono i figli che legano la coppia? E se però è vero che “scoppiano” ugualmente, le probabilità che non accada, restano molto più alte in presenza di questi, che non nelle coppie senza.
Parallelamente, i legami istituzionali, indelebili, molto spesso sono causa di sofferenza, di rinuncia ad una vita interiore appagante. Questi, da un recente sondaggio, i pensieri post-Covid della quasi totalità di uomini e donne in età media, più propensi alla costante ricerca di non “perdere” gli affetti, piuttosto che “acquisirne” di nuovi più esaltanti, certo, ma che danno mene certezze, se non per nulla. È il contrappasso della vita, ormai, rinunciare alle emozioni, a sensazioni ritrovate, o mai provate.
Uomini e donne che “scelgono” quasi sempre inconsapevolmente, di negarsi alla vita. Con le dovute variazioni in percentuale tra i sessi. È una brutta discesa, questa dimensione generale della coppia “scoppiata” sotto lo stesso tetto, di chi, in regime di forzata solitudine, sempre di più, porta alle più svariate forme di disturbi della personalità, se non di più gravi, che rasentano la violenza come conseguenza di devianze psichiche. Lo psicologo, lo psichiatra, non temono la disoccupazione, tra gli studenti delle facoltà. Forse quando si capirà, che bisogna “girare testa”, oltre che pagina, e chiarire con sé stessi dove si vuole andare e con chi, in questa società che sempre di più ci porta all’individualismo, all’egoismo estremo (ma anche all’autolesionismo), forse, davvero sarà troppo tardi.