Le minacce in stile mafioso alla giornalista dimostrano che Erika Crispo ha fatto bene il suo lavoro. Indaga la magistratura per accertare il drammatico gesto di violenza.
“…Tu sei una testa di cazzo Erika. Non hai capito con chi hai a che fare. Io ti sbudello tutta Erika. Io ti vengo a prendere a casa. Ti distruggo. Sei una bastarda. Ti vengo a distruggere casa…”.
Queste sono parte delle minacce che il responsabile tecnico della società Parco Acquatico 4.0, Antonio Vivacqua, avrebbe rivolto a Erika Crispo, giornalista del TgR Calabria, dopo il suo servizio sulla gestione della struttura comunale di Rende, in provincia di Cosenza, costata circa 20 milioni di euro di soldi pubblici.
La struttura, passata alla ribalta delle cronache per aver ospitato, in pieno lockdown, l’aperitivo del figlio di un assessore del Comune, è finita nel vortice delle critiche per lo stato d’abbandono in cui versa. Proprio Vivacqua aveva accompagnato in un tour della struttura la giornalista della Rai, la quale aveva potuto costatare le condizioni fatiscenti del Parco Acquatico che il Comune di Rende ha dato in concessione alla stessa società di cui è responsabile il tecnico. All’interno della struttura fanno parte anche un centro fitness, una spa, un ristorante e due piscine. Tutti questi servizi al momento risultano non aperti al pubblico per mancanza di licenze. Stessa situazione anche per lo spazio adibito all’infermeria. Da quanto emerge dal servizio della Rai nessun farmaco sarebbe presente negli armadietti né attrezzature sanitarie tranne un lettino per i massaggi e qualche boccetta di acqua ossigenata.
Nel servizio del TgR si vede un defibrillatore che però non era a portata di mano. Alle domande della giornalista, che chiedeva con insistenza di vedere l’apparecchio, il tecnico Vivacqua rispondeva: “…Erika tu fai domande strane…”. Ma il servizio ha fatto luce anche sulla grave situazione amministrativa e occupazionale. Pare infatti che numerosi dipendenti e fornitori non sono stati pagati. In merito allo stato della struttura comunale il sindaco di Rende Marcello Manna avrebbe risposto in maniera generica e poco convincente:“…Stiamo facendo delle verifiche. È stato sollecitato l’amministratore…”.
A seguito delle minacce del tecnico Erika si sarebbe rivolta alla Procura di Cosenza, coordinata da Mario Spagnolo. Gli inquirenti hanno avviato le indagini per chiarire i rapporti tra il Comune di Rende e la società.
Quasi immediatamente sono arrivate le condanne del mondo politico per quanto accaduto alla giornalista. E’ intervenuta la senatrice del Pd Valeria Fedeli, che in un tweet ha sottolineato le proprie rimostranze: “…Ancora una volta – scrive Fedeli – una donna, una professionista viene insultata, minacciata, aggredita con un linguaggio d’odio sessista e violento. Basta! Serve una grande campagna anche della Rai contro hatespeech. Solidarietà alla giornalista del TgR Calabria Erika Crispo…”.
Anche l’esecutivo dell’Usigrai (sindacato dei giornalisti Rai) ha condannato la vicenda in maniera forte e determinata “…Non si possono accettare minacce e intimidazioni. – è scritto in una nota – Erika Crispo e tutti noi continueremo a svolgere il nostro lavoro con professionalità, attenzione e coraggio, raccontando quello che accade senza censure…”.
“…Erika Crispo – sottolinea il sindacato Giornalisti della Calabria – ha semplicemente fatto il suo mestiere. E la verità dà fastidio…”.
In solidarietà della giornalista è intervenuto anche il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, sempre su Twitter: “…Questa è la cosiddetta Calabria felix. Solidarietà alla giornalista Erika Crispo…”.
La federazione del Pd locale ha dichiarato che nei prossimi giorni verranno organizzate manifestazioni di protesta per alzare i toni contro chi intende imbavagliare l’informazione: “…Faccia chiarezza accertandosi della posizione debitoria della società nei confronti del Comune e nei confronti dei dipendenti tutti…Pretendiamo la verità ma, soprattutto, la serenità per vivere in una comunità limpida come le acque del Parco che vogliamo…”.
Anche la redazione del nostro giornale esprime piena solidarietà alla brava collega della Rai. A nessuno è permesso intimidire e minacciare per nascondere i propri e altrui interessi.