Trionfa il primo cittadino: vittoria dopo serrato testa a testa con l’ex ministro Orlando. Esulta il centrodestra. Chi è che succede a Toti.
Genova – Il primo cittadino di Genova Marco Bucci è il nuovo presidente della Regione Liguria. All’evento di chiusura della sua campagna elettorale di venerdì, aveva detto di voler essere il “sindaco della Liguria”, in caso di vittoria. E questa vittoria è arrivata, contro chi lo accusava di essere all’ombra del dimissionario Giovanni Toti, di non avere un’anima e una personalità tutte sue, e contro chi diceva che con le sue condizioni di salute doveva ritirarsi dalla corsa. I liguri invece hanno voluto che fosse lui il nuovo presidente. Ha vinto contro l’ex ministro Andrea Orlando, candidato del centrosinistra sul filo di lana. Con uno scarto di qualche migliaio di voti rispetto a circa un milione e 400 mila elettori. E ha aspettato questa vittoria lavorando, in Comune, come tutti i giorni.
Andrea Orlando ha chiamato il suo avversario e si è complimentato per la vittoria. Il centrodestra rivendica un successo acquisito, dopo un saliscendi che ha mostrato a più riprese come la Liguria sia divisa in due: il centrosinistra sfonda nel centro levante e quindi a Genova e nello Spezzino mentre il Savonese e soprattutto l’Imperiese, grazie in particolar modo all’impegno di Claudio Scajola, a partire dal contributo sulla scelta del candidato Bucci, mostrano una forte connotazione di centrodestra. “Bucci ha vinto – esulta Scajola, plenipotenziario del centrodestra a Imperia -. Sarà un grande presidente della Liguria. Dal Ponente, che ha dato un grande contributo, gli giungano migliori auguri di buon lavoro”.
Certo, la vittoria di Bucci non ha i numeri delle precedenti elezioni, quando Giovanni Toti venne riconfermato alla guida della Regione sostenuto dall’intero centrodestra: Toti allora ottenne la riconferma con 383.053 voti, il 56,13% del totale, seguito dal candidato del campo largo centrosinistra-M5S (senza
Italia Viva)-Ferruccio Sansa con 265.506 voti, fermo al 38,90%. Giovanni Toti, che si è dimesso dall’incarico a causa dei suoi guai giudiziari, è rimasto comunque sullo sfondo di queste elezioni fornendo tra l’altro al candidato Bucci quella chiave civica che, secondo Claudio Scajola, doveva essere l’anima acchiappavoti della coalizione. Nel centrosinistra il dato che salta più agli occhi è il drammatico calo del Movimento Cinque stelle, primo autore dell’allontanamento di Renzi e di quell’Italia viva che, confermando l’appoggio a Marco Bucci nel Comune di Genova, ha giocato sulla sponda opposta.
E oggi la storia ha scritto il nome di Bucci alla presidenza della Regione. Orgogliosamente genovese, a settembre aveva detto di lottare contro un brutto male ma che aveva accettato anche un’altra sfida. Difendere la Liguria dalle aggressioni subìte con la vicenda Toti. L’annuncio della sua discesa in campo, in un centrodestra dilaniato dal caso Toti, era arrivato in una nota congiunta dei leader della coalizione Meloni, Salvini, Tajani e Lupi: “È la persona giusta. Ha dimostrato di essere un ottimo amministratore”. Per il Partito Democratico era invece di una “scelta irrispettosa verso i cittadini di Genova”. Accuse quelle degli avversari a cui il primo cittadino aveva replicato subito: nel punto stampa convocato dopo l’annuncio della sua candidatura a presidente della Regione Liguria, aveva detto anche che “qualcuno ha già detto che ho tradito i genovesi. Non ci può essere cosa più falsa: noi lavoriamo per i genovesi e abbiamo capito che andando a un livello più alto possiamo fare di più, con più potere di azione e possibilità”.
Poi aveva aggiunto che “il Comune andrà avanti con il vicesindaco Pietro Piciocchi fino alle prossime elezioni e lì, chi ha lavorato bene vincerà di nuovo”. Così Bucci ha deciso di correre nonostante il suo stato di salute, dopo il cancro che gli era stato diagnosticato a maggio: “Ripeto quel che dissi dopo la tragedia del ponte Morandi: Genova e la Liguria non sono in ginocchio, questa è una descrizione falsa della realtà. Dobbiamo guardare al futuro”. Bucci non voleva candidarsi ed è stato convinto dalle parole di Giorgia Meloni. “Quando è iniziata questa storia, ho detto che non mi sarei candidato per due motivi. Il primo era che volevo arrivare fino al termine del mio mandato di sindaco della mia città. Il secondo era la mia salute”, racconta.
Lo hanno convinto “quaranta minuti di conversazione con Giorgia Meloni. Oltre a quelle fatte con gli altri leader del centrodestra, che ringrazio per la fiducia. Ora, senza esagerare, c’è una emergenza politica. Non voglio che la Liguria torni indietro, che si butti via il lavoro di questi ultimi anni”. Ed è la premier, a poco dal risultato ufficiale a fargli le congratulazioni: “Ancora una volta, il centrodestra unito ha saputo rispondere alle aspettative dei cittadini, che confermano la loro fiducia nelle nostre politiche e nella concretezza dei nostri progetti. Con la sua guida, la Liguria potrà contare su un amministratore capace e determinato, pronto a lavorare instancabilmente per il bene di tutti i liguri”. La gioia di Meloni saluta il nuovo presidente, sui social. “Avanti, insieme, con la stessa dedizione che guida la nostra azione in tutta Italia”, conclude la premier e leader di FdI.
“I cittadini hanno visto come è cambiata Genova, la Liguria, – afferma il leader della Lega Matteo Salvini – e hanno apprezzato il lavoro dei nostri amministratori e di Bucci. E’ un voto regionale, non nazionale. Qualcuno ha provato a trasformare il voto in Liguria in un attacco al governo, ma è andata male. Ringrazio i liguri perché ci hanno detto ‘andate avanti’. Il governo sarebbe andato avanti serenamente a lavorare anche
in caso i cittadini avessero fatto una scelta diversa – aggiunge – sicuramente a sinistra qualcuno si augurava qualcosa di diverso”. Poi il pensiero è per Giovanni Toti “lo saluto e lo ringrazio. Questo risultato è anche figlio del lavoro di Giovanni Toti. Una bella serata, ma per il governo non cambia nulla”.
“Ho appena telefonato al neo Presidente Marco Bucci per congratularmi! Una grande vittoria di squadra, insperata fino a qualche mese fa! Vince il Buongoverno del centrodestra! Un ringraziamento speciale a tutti i candidati di FI, sono veramente orgoglioso di voi”, scrive su X il vicepremier e segretario di FI, Antonio Tajani. Il centrosinistra meno Renzi perde in Liguria. Il Partito Democratico vince doppiando Fratelli d’Italia. In questi due dati è racchiusa la delusione del centrosinistra per una vittoria che, fino a ieri, sembrava alla
portata per Andrea Orlando, ma che è sfumata al fotofinish dopo un testa a testa ricco di sorpassi e controsorpassi e che ha tenuto i protagonisti della corsa lontani da microfoni e telecamere fino all’ultima. E ora Orlando dice: “C’è stato un esito incerto fino all’ultimo che si è risolto in un’incollatura. Oggi il centrosinistra ha rimesso radici profonde, dopo aver avuto grandi difficoltà in Liguria. Era dura contrastare il potere forte della destra, hanno vinto di misura. Le forze del centrosinistra hanno collaborato bene a livello regionale, abbiamo pagato qualche difficoltà del cosiddetto campo largo, i numeri sono indicativi”.
Ma per il Pd e i suoi alleati ha pesato il veto di Giuseppe Conte su Matteo Renzi. Lo dicono i numeri, al di là di qualsiasi dubbio: 238.389 voti per Bucci contro i 235.492 di Orlando. Una differenza di poco più di tremila voti. Una incollatura. Tanto che da Italia Viva, Francesco Bonifazi osserva con una punta di amarezza: “Se penso che il centrosinistra per colpa di Conte ha rifiutato Italia Viva...Finira’ per qualche centinaio di voti. E dire che solo Renzi alle Europee ha preso in Liguria 6.500 voti di preferenza. E Paita altri 4.200. Che follia”.
Matteo Renzi non usa la stessa diplomazia e attacca il leader M5s: “Ha perso Giuseppe Conte, certo, e tutti quelli che con lui hanno alzato veti contro Italia Viva. Solo le mie preferenze personali delle Europee sarebbero bastate a cambiare l’esito della sfida, solo quelle”, osserva il leader Iv: “Aver messo un veto sulla comunità di Italia Viva ha portato il centrosinistra alla sconfitta. Senza il centro non si vince: lo ha dimostrato la Basilicata qualche mese fa, lo conferma la Liguria oggi. Vedremo se qualcuno vorrà far tesoro di questa lezione”. Da qui il rammarico di chi, fra i parlamentari del Pd, osserva che forse si poteva fare di più per tenere dentro Renzi. Il ragionamento è che la segretaria, in quanto leader del partito più forte della coalizione, avrebbe dovuto mettere anima e cuore per ‘pacificare’ Conte e Renzi.
Chi si è gettato nella mischia fin dalla scorsa primavera, ben prima che esplodesse il caso Toti, è stato il
candidato Andrea Orlando con un tour che aveva come obiettivo quello di ricollegare il Partito Democratico con il territorio. Un tour che poi, dopo l’arresto dell’ex presidente della Regione, si è trasformato in una campagna elettorale strada per strada, casa per casa. Uno sforzo che ha dato i suoi risultati, stando ai numeri: alle scorse elezioni regionali, quattro anni fa, la partita era finita con il centrodestra in vantaggio di 17 punti percentuali sul centrosinistra che candidava Ferruccio Sansa. “Quattro anni fa il centrosinistra perdeva con 17 voti percentuali, non c’era partita. Questa volta la partita c’è eccome, si ragiona su qualche centinaio di voti di differenza. Il Pd molto bene, fa il doppio di Fratelli d’Italia e questo per noi è molto importante”, sottolinea Dario Nardella.
Ora, gli alleati di centrosinistra hanno di fronte venti giorni di campagna in vista delle regionali in Umbria ed Emilia-Romagna. Se la seconda regione rappresenta una sorta di fortino del Pd, in Umbria la sfida è più aperta. L’obiettivo di ribaltare l’1-2 iniziale a favore del centrodestra in un 2-1 per il centrosinistra è ancora alla portata, a patto che regga l’accordo tra gli alleati riluttanti. Intanto la Liguria del dopo Toti ha scelto ancora il centrodestra. Il volto è quello di un presidente che dopo le lauree in farmacia, chimica e tecnologie farmaceutiche, ha occupato ruoli dirigenziali in aziende importanti quali 3M e Kodak, lavorando sia in Svizzera che negli Stati Uniti.
L’ultimo incarico prima dell’esperienza politica è stato quello di amministratore delegato in Liguria Digitale. Successivamente, Bucci si è avvicinato alla politica, candidato a sindaco di Genova col centro-destra nel 2017, vincendo al ballottaggio contro il candidato del centro-sinistra, nonché assessore uscente, Gianni Crivello. Poi ha ottenuto di ricandidarsi come sindaco nel 2022 sempre col centrodestra, vincendo al primo turno col 55.5%, e ottenendo anche la presidenza dell’ANCI Liguria. Un’ascesa politica importante, interrotta dall’intervento d’urgenza del giugno 2024, quando all’Ospedale Galliera di Genova gli viene rimossa una neoplasia cutanea con metastasi ai linfonodi. In quel periodo venne sostituito ad interim dal vicesindaco Pietro Piciocchi e dal vicesindaco metropolitano Antonio Segalerba.
Qualche giorno dopo, il 5 luglio, è tornato sotto i ferri per un intervento chirurgico in cardiologia, già programmato da tempo. Infine a settembre ha comunicato alla stampa di essere tornato operativo, dopo aver completato un ciclo di 30 sedute di chemioterapia, allo scopo di curare il tumore che lo aveva colpito, e di cominciare l’immunoterapia. Appoggiato da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega Nord, Udc e Alternativa Popolare, nonché da due liste civiche, Bucci, dopo un iniziale rifiuto della candidatura a governatore, dovuto sia alle sue condizioni di salute sia al desiderio di completare il mandato da sindaco, ha cambiato idea e accettato.
E ancora, ha attraversato pagine nere della Liguria, di Genova: commissario alla ricostruzione del Ponte Morandi, crollato nel 2018, orgogliosamente genovese, definì il progetto di Renzo Piano di ricostruzione del ponte, “una nave ormeggiata tra le colline della Valpolcevera”, richiamando l’idea dello stesso architetto di un vascello bianco. Un ricordo delle 43 vittime, scandito dal silenzio e dalla rabbia, che unì ancora di più i genovesi. Che hanno già scelto due volte Bucci come sindaco, e oggi, come presidente di tutti i liguri.