Ravenna, maxi frode del “Bonus facciate”: sequestro per quasi 2 milioni di euro

Nel mirino della Gdf una società edile faentina che per monetizzare subito attestava come già eseguite e terminate alcune lavorazioni.

Ravenna – Una maxi frode dei crediti d’imposta per il “Bonus facciate'” che ha portato a un sequestro preventivo d’urgenza per quasi due milioni di euro: è l’epilogo di un’articolata attività d’indagine, coordinata dall’Autorità Giudiziaria, eseguita nei confronti di una società edile faentina, del suo consulente fiscale, di 4 tecnici asseveratori (professionista tecnico abilitato il quale rilascia certificazioni circa il rispetto del D.L. 34/2020 per la congruità delle spese sostenute dal committente per l’ottenimento del Superbonus 110%) e di 3 amministratori di condominio: tutti finiti nel mirino delle Fiamme Gialle in quanto risultati coinvolti, a vario titolo, in un insidioso meccanismo di frode scoperto dalla Compagnia di Faenza nel settore dei bonus edilizi.

Nell’ultimo anno, infatti, i finanzieri hanno eseguito complesse investigazioni mediante l’escussione di persone informate sui fatti, accertamenti bancari, servizi di osservazione, rilievi fotografici e l’esame di ingente documentazione contabile ed amministrativa, dalla cui analisi è stato ricostruito il collaudato meccanismo di frode: l’impresa edile, infatti, attestava come già eseguite e terminate le lavorazioni appaltate dai committenti quando, in realtà, non era neanche stato predisposto il relativo cantiere, al fine di conseguire, mediante l’opzione “sconto in fattura”, un indebito credito di imposta da poter monetizzare anticipatamente attraverso la repentina cessione dello stesso ad ignari soggetti in buona fede.

Gli approfondimenti effettuati sulla contabilità dei lavori di cantiere, inoltre, disvelavano come alcune delle opere di restauro della facciata esterna degli edifici, che generavano i crediti di imposta, non venivano affatto eseguite, altre venivano realizzate solo in parte, altre ancora presentavano importi “gonfiati” rispetto al valore accessibile con il beneficio fiscale. Comportamenti, questi, resi possibili anche grazie al contributo apportato proprio da quei soggetti ai quali la normativa ha attribuito l’esercizio di controlli preventivi, ovvero il consulente fiscale, incaricato all’apposizione del visto di conformità, nonché i tecnici asseveratori delle spese.

Nel sistema di frode venuto alla luce, emergeva altresì il ruolo ricoperto da alcuni amministratori di condominio che, simulando l’esistenza di rapporti economici attestanti spese previste nelle quotazioni finanziabili dal credito fiscale, contribuivano ad aumentare illecitamente le remunerazioni pagabili con denaro pubblico. Ciò ha permesso l’indebita maturazione in capo alla società faentina di crediti d’imposta per un valore di oltre 3 milioni di euro (di cui circa 1 milione di euro connesso a opere non spesabili o mai realizzate) la cui successiva alienazione, a cessionari inconsapevoli, consentiva all’impresa il conseguimento di illegittimi arricchimenti patrimoniali per mezzo milione di euro.

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