Ad annunciarlo è la conduttrice di “Che Sarà” Serena Bortone con un post su Instagram. La premier pubblica il testo sui social: “Nessuna censura, caso montato dalla sinistra”.
Roma – Niente monologo sul 25 aprile per Antonio Scurati. Lo scrittore avrebbe dovuto proporlo stasera su Rai3, nella puntata di “Che Sarà”, ma il suo intervento è stato annullato apparentemente senza alcuna spiegazione. Ad annunciarlo è la conduttrice del programma Serena Bortone con un post su Instagram, in cui spiega di aver appreso ‘con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato’ senza ‘spiegazioni plausibili’.
“Nella puntata di questa sera di Che sarà – scrive Serena Bortone su Instagram – era previsto un monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. Ho appreso ieri sera, con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riuscita a ottenere spiegazioni plausibili. Ma devo prima di tutto a Scurati, con cui ovviamente ho appena parlato al telefono, e a voi telespettatori la spiegazione del perché stasera non vedranno lo scrittore in onda sul mio programma su Raitre. Non sono riuscita a ottenerla nemmeno io”.
Professore di letterature comparate all’Università IULM, Scurati è noto per la tetralogia di romanzi dedicata a Benito Mussolini e al fascismo, iniziata nel 2018 con “M. Il figlio del secolo”, vincitore del premio Strega nel 2019 e presto serie televisiva per Sky.
Le polemiche: “Censura”
Inevitabili le polemiche nel mondo politico. Il Pd parla apertamente di censura. «Abbiamo il diritto di sapere perché è stato cancellato il monologo di Scurati sul 25 aprile. Monologo che sarebbe dovuto andare in onda stasera nel programma di Serena Bortone su Rai3. La stessa giornalista non sa perché. Qualcuno spieghi, altrimenti è chiaro che è censura», ha scritto la senatrice Simona Malpezzi su X. Francesco Verducci, componente della commissione di Vigilanza Rai, ha parlato di «un caso gravissimo di censura nei confronti di Scurati. E un caso gravissimo di violazione dell’autonomia editoriale di un programma, oltreché una inquietante intimidazione di fatto nei confronti dell’autrice». Sandro Ruotolo ha invece parlato di censura di TeleMeloni: «Chiediamo ai vertici aziendali di fornire immediatamente il perché».
“Io sono sempre stato prudente nella critica al governo sul tema delle influenze della politica sulla Rai, perché le ho viste in atto con governi di destra e di sinistra. Ma questo cara Giorgia Meloni va oltre. Cancellare l’intervento di un grande scrittore per ragioni politiche è inaccettabile, indegno. Questa roba accade in Russia e non può accadere in un paese europeo. Ci aspettiamo le scuse e il ripristino immediato del monologo cancellato. La Rai non è tua. La paghiamo, purtroppo, tutti. Datti una regolata”, ha scritto il leader di Azione Carlo Calenda su X.
E si è fatto sentire anche il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Vittorio di Trapani, che su X ha scritto: “Da Viale Mazzini è arrivata una spiegazione ufficiale?”.
La replica di Corsini (Rai): “Ragioni di natura economica”
La risposta della Rai non si è fatta attendere. A fornire le ragioni il direttore di Rai Approfondimento, Paolo Corsini, secondo il quale il contratto dello scrittore sarebbe stato annullato per ragioni di natura economica. “Credo sia opportuno non confondere aspetti editoriali con quelli di natura economica e contrattuale, sui quali sono in corso accertamenti a causa di cifre più elevate di quelle previste e altri aspetti promozionali da chiarire connessi al rapporto tra lo scrittore e altri editori concorrenti”, spiega Corsini in una nota stampa. “Al di là di queste mere questioni burocratiche – conclude il direttore – la possibilità per Scurati di venire in trasmissione non è mai stata messa in discussione”.
Indiscrezioni parlavano di un compenso di circa 2.000 euro chiesto dallo scrittore per un minuto di intervento, cifra evidentemente giudicata eccessiva dalla dirigenza Rai. Pare inoltre che il contratto non fosse ancora stato firmato, quindi la Rai avrebbe chiesto a Scurati di partecipare a titolo gratuito altrimenti sarebbe scattata una penale.
La premier Meloni pubblica il monologo: “Caso montato dalla sinistra”
A gettare acqua sul fuoco delle polemiche è stata la premier Giorgia Meloni, che ha pubblicato il testo integrale del monologo sui suoi profili social. “In un’Italia piena di problemi, anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile”, ha scritto la presidente del Consiglio su Facebook, e ha aggiunto: “La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo. Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni: 1) Perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini. 2) Perché gli italiani possano giudicarne liberamente il contenuto”.
Infine, Meloni pubblica il testo integrale del monologo della discordia, augurando a tutti “Buona lettura”.
Il testo integrale del monologo
Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.
Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?
Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).
Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.
Antonio Scurati