Per gli inquirenti l’operaio senegalese avrebbe ucciso Pierina per nascondere il suo rapporto amoroso con la nuora. Ma Dassilva ribatte che non si sarebbe mosso da casa, parola di moglie tradita.
RIMINI – Se ne riparlerà il 9 settembre prossimo quando il tribunale del Riesame deciderà se mantenere o meno dietro le sbarre Louis Dassilva, l’operaio senegalese di 34 anni accusato della morte di Pierina Paganelli. L’uomo, difeso dall’avvocato Riario Fabbri e in carcere dal 16 luglio scorso, si professa innocente e il suo alibi, che secondo gli investigatori della Mobile riminese diretta da Marco Masia non sarebbe affatto solido, è rappresentato dalla moglie Valeria Bartolucci.
La donna, nonostante il tradimento del marito con Manuela Bianchi, nuora della vittima, continua a sostenerlo affermando che nell’orario compatibile con l’omicidio il coniuge si sarebbe trovato in casa con lei per tutta la serata del 3 ottobre 2023. Ad un certo punto però Bartolucci sarebbe andata a dormire ma, come ha sempre riferito agli inquirenti, avrebbe avvertito l’assenza di Dassilva, se questi si fosse mosso dalla camera matrimoniale, attese le dimensioni ridotte del loro appartamento: ”E’ innocente, ci metto la mano sul fuoco – ha detto più volte Bartolucci sia agli inquirenti che alla stampa – stava con me quella sera e me ne sarei accorta se fosse andato via…”.
La donna, difesa dall’avvocato Alberto Donini, rimane comunque sotto inchiesta per atti persecutori in danno della sua rivale in amore che l’accusa di avere scritto le frasi ingiuriose apparse sui muri del garage di via del Ciclamino dopo la scoperta della relazione extraconiugale. Bartolucci avrebbe cercato più volte ma inutilmente un confronto con Manuela Bianchi, anche con l’invio di diversi messaggi vocali dal tono inequivocabile:
”Sei una persona schifosa, sei capace solo a fare le cose alle spalle. Ti sei innamorata di mio marito? E allora perché facevi l’amica? Per starmi vicino e frequentarlo il più possibile quando non vi vedevate in giro per gli alberghi?… Ti dico solo una cosa, trova 10 minuti per parlare con me come li trovavi per stare con mio marito perché sennò parlo con la stampa o altri che forse è peggio”.
Le due donne, infatti, non si sarebbero mai chiarite pacificamente. Anzi in una diretta tv sarebbero venute alle mani insultandosi e scatenando quasi una rissa. Per gli inquirenti il movente del delitto consiste proprio nella relazione adulterina fra Dassilva e Bianchi. L’operaio dunque avrebbe ammazzato la Paganelli per nascondere il suo rapporto amoroso con la nuora. Poi c’è il video di una telecamera che inquadra un individuo dalla pelle scura, di spalle, mentre si dirige verso il civico 31 di via del Ciclamino. Ma la cattiva risoluzione dell’occhio elettronico ascrive qualche punto alla difesa dell’indagato:
”Non è Dassilva in quelle immagini – dice la criminologa Roberta Bruzzone, consulente di parte – e anche altri particolari non reggono”. A favore dell’accusa rimane un’ulteriore verifica ovvero quella dell’altezza dell’indagato, alto 184 centimetri, che risulterebbe molto vicina a quella dell’assassino, come evidenziato nella consulenza autoptica che evidenzia le dimensioni del killer nettamente superiori a quelle della vittima. Dalle indagini espletate dai detective della Mobile non sarebbero emerse piste alternative, ovvero di un sospettato estraneo al condominio dove ha trovato la morte la povera Pierina.
Qualche altro punto di vantaggio per gli inquirenti è stato fatto quando la polizia penitenziaria, a fine luglio, scopriva e sequestrava una lettera dopo il primo colloquio fra Dassilva e la moglie. Nella lunga missiva il detenuto avrebbe chiesto scusa alla consorte “per quello che ha fatto” dando un’ulteriore spinta al proseguo delle indagini. Andrà poi chiarito, in assenza di ulteriori indiscrezioni sulla lettera, se le scuse a cui si riferirebbe Dassilva debbano essere intese per la sua relazione sentimentale con Manuela Bianchi o per il delitto della ex infermiera di 78 anni.
Ma c’è di più a vantaggio degli investigatori: gli accertamenti tecnici compiuti sul telefono dell’indagato. Nell’orario in cui è stato consumato l’omicidio Dassilva doveva essere sicuramente sveglio perché nel suo telefono sarebbe stato letto un messaggio alle 21.44. Nel contempo c’era una connessione attiva con Netflix fino alle 22.06. Alle 22.38 sarebbe stato verificato un altro utilizzo del telefonino. Per la Procura questi non sarebbero altro che depistaggi ”nel tentativo di allontanare i sospetti”, come l’andatura claudicante quale conseguenza dell’incidente stradale avvenuto il 2 ottobre, oltre alla ritardata consegna alla polizia di abiti e scarpe. Grande attesa per gli esiti scientifici dei reperti biologici prelevati sulla vittima.