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Pugno di ferro contro gli ambientalisti dei blitz, fino a 5 anni di carcere

Via libera della Camera alla legge sugli ‘eco-vandali’, che prevede pene e maxi sanzioni contro chi imbratta, distrugge e deteriora beni culturali e paesaggistici. Colpo ai gruppi come ‘Ultima Generazione’ che però sembrano non volerla proprio smettere.

Roma – Tempi duri per gli ambientalisti dei blitz. Arriva infatti la stretta, con l’approvazione della legge sugli ‘eco-vandali’, che prevede fino a 5 anni di carcere e sanzioni amministrative fino a 60mila euro per chi distrugge, disperde, deteriora e rende inservibili beni culturali o paesaggistici. Il testo è stato definitivamente approvato alla Camera, senza modifiche rispetto al testo approvato dal Senato la scorsa estate.

Inutile dire che nel mirino del governo ci sono giovani di gruppi come ‘Ultima generazione‘ che, per contestare le politiche che hanno portato all’impazzimento del clima, hanno gettato vernici su monumenti, quadri o nei canali di Venezia. Il testo tanto voluto dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, già approvato l’11 luglio dal Senato, prevede in particolare che i proventi delle sanzioni verranno riassegnati al Ministero della Cultura per il ripristino dei beni danneggiati. Se la sanzione verrà pagata entro 30 giorni dalla notifica, sarà ridotta. Tranne per chi si sia già avvalso di questo beneficio negli ultimi 5 anni.

Da oggi ci sarà un inasprimento consistente rispetto alle sanzioni da 2.500 a 15mila euro previste in precedenza: da 10mila a 60mila euro per chiunque deturpi o imbratti beni culturali o paesaggistici propri o altrui o destini i beni culturali ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione o integrità o ad un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico. In particolare, si modificano due articoli del codice penale: il 635 e il 639. L’effetto delle nuove norme quale sarà?

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano

Rischia da 1 a 5 anni di carcere chiunque distrugga, disperda, deteriori o renda, in tutto o in parte, inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche. Oltre al pagamento di una multa fino a 10mila euro. Se, invece, il danneggiamento avverrà in musei, pinacoteche o gallerie la reclusione potrà andare da 1 a 6 mesi e la multa potrà essere da 300 a mille euro. Nel ddl è stata inserita anche l’aggravante, che raddoppia le pene, per chi compie l’illecito durante manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico. Prevista inoltre la reclusione da 1 a 6 mesi o multa da 300 a mille euro per chi deturpa o imbratta teche o strutture adibite alla conservazione di beni culturali esposti nei musei.

“Oggi è una bella giornata per la cultura italiana e, in particolare, per il patrimonio artistico e architettonico della Nazione”, festeggia il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, lanciando un avvertimento agli ambientalisti dei blitz: “d’ora in poi, chi arrecherà dei danni al patrimonio culturale e paesaggistico sarà costretto a pagare di tasca propria il costo delle spese per il ripristino integrale delle opere”. Finalmente i paladini del clima risponderanno in prima persona dal punto di vista patrimoniale. Si tratta, infatti, di sanzioni amministrative immediatamente irrogabili dal prefetto del luogo dove il fatto è commesso, sulla base delle denunce dei pubblici ufficiali.

Attivisti imbrattano di fango la basilica di San Marco

E se il Governo e tutta la destra plaudono al risultato, dall’opposizione fioccano critiche per una legge che restringe la libertà di dissenso e manifestazione. Non stupisce che nel coro di polemiche si alzi la voce della deputata Pd Laura Boldrini che su Twitter attacca: “La verità è che non tollerano il dissenso e ricorrono alle leggi penali per reprimerlo. I danni veri al patrimonio culturale dell’Italia li fanno i tagli apportati da questo governo. O il sottosegretario Sgarbi indagato per riciclaggio dei beni culturali che lede, lui sì, la reputazione dell’Italia”.

Le fa eco il collega Andrea Orlando, secondo il quale “l’utilizzo del diritto penale come elemento simbolico produce diritto penale irrazionale, per cui a comportamenti tra loro diversi si applicano pene uguali, spingendo, alla fine, verso comportamenti che sono di più grave allarme sociale”. Si unisce al coro Avs, con Nicola Fratoianni che parla di una destra che “da un lato chiude gli occhi sui reati, ben più gravi, dei colletti bianchi e dall’altra parte fa la faccia feroce con i più deboli“. E chiude Angelo Bonelli: “Abbiamo svelato l’ipocrisia: si aumentano le pene per i giovani, per i lavoratori che occupano le strade, ma non per pubblici ufficiali come Sgarbi. Per questo Governo, la legge non è uguale per tutti”.

Laura Boldrini

E non stupisce neppure che al coro delle polemiche si uniscano gli attivisti più ‘attivi’ del clima di ‘Ultima generazione’, che fanno sapere che la loro protesta non si fermerà e che continueranno a non sborsare un euro per i danni. Non mollano la presa e sfidano ancora una volta la legge, ma quello che appare certo è che ad attenderli ci sono tempi duri. Tre attivisti sono stati appena condannati a 6 mesi dal Tribunale di Bologna per aver bloccato la tangenziale della città lo scorso 2 novembre. Alcuni di loro si erano cementati all’asfalto in segno di protesta, motivo per cui fu necessario l’intervento dei vigili del fuoco e degli operatori sanitari del 118.

La condanna, con pena sospesa, è arrivata per i reati di violenza privata aggravata interruzione di pubblico servizio. Gli ambientalisti non hanno mostrato in nessun modo pentimento, coscienza o timore. Anzi, hanno esultato, perché gli sono state concesse sia le attenuanti generiche sia le attenuanti per aver agito per particolari motivi di ordine morale e sociale. Vogliono continuare a boicottare un governo non allineato su certe logiche, vogliono continuare a danneggiare opere d’arte, a imbrattare monumenti, a distruggere il paesaggio. Vogliono restare impuniti. Ma ci riusciranno?

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