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Puglia: lo “strappo” in Giunta di Conte trasforma il campo largo in campo minato

Forte “irritazione” di Schlein che furente chiede a Emiliano “un netto cambio di fase”. Fratoianni “non si può far finta di niente”.

Bari – Dopo lo “strappo” di Giuseppe Conte nella Giunta Emiliano e il ritiro degli assessori Elly Schlein è furente. “C’è una forte irritazione nella segreteria del Pd”, è il commento dopo la mossa dell’ex premier M5S che getta nel caos la politica pugliese e non solo. Più che campo largo ora è un campo minato. Conte non aveva anticipato nulla né a Michele Emiliano né a Schlein con cui, dicono i suoi, non ci sarebbero stati contatti neanche dopo l’annuncio dell’uscita dalla maggioranza della regione Puglia. E dopo un silenzio imbarazzante, lungo tutta la giornata, dal Nazareno arriva una risposta a quanto sta accadendo in Puglia. Non sulla decisione di Conte. Ma sul Pd pugliese la segretaria dem che si rivolge direttamente a Emiliano per chiedere “un netto cambio di fase”.

Dal Pd fanno saper che c’è “forte irritazione della segretaria per le vicende giudiziarie emerse in questi giorni. Schlein ha chiesto massimo rigore e atti concreti al Pd pugliese che ci sta già lavorando, e a Michele Emiliano di aprire un netto cambio di fase in Puglia”. E si ricorda che “già nei giorni scorsi a Bari aveva detto che bisogna tenere lontani trasformisti e interessi sbagliati, e che serve rispetto per la comunità democratica fatta da tanti amministratori e militanti che hanno gli anticorpi per scardinare la cattiva politica”. Ma in Puglia è sempre più caos. Ormai è tutti contro tutti. E si sfalda così il campo largo e la sinistra tutta.

Emiliano e Conte

E non solo. Il leader di Sinistra Italiana e deputato di Avs, Nicola Fratoianni, chiede uno sforzo in più ai vertici della Regione: “È arrivato il momento che il presidente Emiliano produca un’iniziativa di discontinuità. Da noi nessun ultimatum ma non si può far finta di niente. Bisogna discutere del tema e farlo sottraendolo allo scontro elettorale”. Mentre il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, attacca: “In Puglia i fatti investono direttamente e indirettamente anche la giunta Emiliano e quindi anche e soprattutto il Pd. Occorre voltare pagina e soprattutto rendersi conto che il sistema del trasformismo non paga. Portare la gente da destra a sinistra è una campagna acquisti ma non è politica”.

A proposito di urne, la spallata di Conte arriva dopo l’onda lunga delle polemiche con il Pd legate alla corsa per le elezioni comunali di Bari e l’annullamento di fatto delle primarie fra Vito Leccese, sostenuto dai dem, e Michele Laforgia. Un nome, quest’ultimo, su cui il presidente M5S insiste da giorni: “Sarebbe una follia oggi abbandonare questa candidatura. Anzi, le ragioni per sostenere Laforgia si rafforzano ancora di più. E invito tutte le forze politiche a fare un supplemento di riflessione. Credo che Laforgia sia l’unico candidato che possa veramente rilanciare” Bari. Un messaggio chiaro in bottiglia spedito in direzione Nazareno.

Conte e Emiliano, dopo l’uscita dei 5 Stelle dalla giunta, si sono visti. Un faccia a faccia in cui il leader M5S ha consegnato al presidente della regione il ‘Patto per la legalità’ elaborato dai 5 Stelle. ”Un incontro di certo molto positivo, ne esco più sereno – ha detto Emiliano ai cronisti – e anche, secondo me, con alcuni buoni suggerimenti”. Tra questi anche l’istituzione di un assessorato alla legalità e i 5 Stelle tengono a sottolineare di non avere alcuna mira per un eventuale incarico di quel tipo. “Noi siamo fuori dalla maggioranza e quindi rispediamo al mittente” le voci in merito.

Carlo Calenda

E dai 5 Stelle ci tengono a sottolineare anche che lo strappo non è un ‘ritorno’ all’antipolitica della prima ora. Lo spiega Conte così: con questa decisione “non ci limitiamo più a dire che siamo per la legalità e a chiedere onestà ma ci assumiamo la responsabilità di contribuire alla disinfestazione e all’opera di pulizia nel mondo politico. Non è una decisione nel segno dell’antipolitica ma oggi che siamo nelle istituzioni vogliamo la buona politica”.

Nel dibattito non poteva mancare la voce di Carlo Calenda che senza mezzi termini bolla Conte come “il Dracula del Partito democratico”. “Conte fa il suo cinico gioco. Il candidato premier lo vuole fare lui. Terrà il Pd sulle spine fino alla fine e poi porrà le sue condizioni”, e al posto di Schlein, dice il leader di Azione, “mollerei Conte. Anche perché al Nord non esiste”. “Fossi in lei – prosegue – andrei da solo, cercando di recuperare il consenso perduto. E quando si saranno ristabilite un po’ le distanze a quel punto Conte tornerà al suo posto, come merita”. Per Calenda, “se resta con Conte il Pd rimarrà impigliato nella tela di un qualunquista. Un uomo di destra. E non me lo auguro”.

Calenda non risparmia neppure il governatore Pd. “Ho sempre pensato male di Emiliano, tanto che – ricorda – ci candidammo contro di lui”. Il presidente della Regione Puglia nonostante il caos in cui sta annegando minimizza: “con Conte, Schlein e Fratoianni siamo concordi nel non voler più tollerare alcun tipo di attività che non sia perfettamente conforme ai principi di imparzialità e legalità. Faremo ciò che ci chiedono prima delle Europee, perché non vorrei che questo diventasse terreno di scontro, e quindi di ulteriore spaccatura, delle forze politiche che invece proprio qui in Puglia hanno dimostrato che si può governare bene insieme – aggiunge -. L’appello di Schlein a diventare metal detector della correttezza di coloro di cui ci circondiamo è nella sostanza ciò che sostiene Conte, ma i due partiti non si comprendono”.

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