Ancora oggi l'idea di una presunta instabilità femminile, sovente ammonita con un "sei isterica" (accusa che mai viene rivolta ad un uomo), trae spunto da un atavico pregiudizio che vuole la donna inaffidabile e traditrice.
Non siamo certo nuovi agli spot pubblicitari che si accompagnano a brani tratti da composizioni musicali classiche o liriche.
Uno fra questi vede degli uomini intenti a cuocere una pizza surgelata (di una famosa marca) che riverentemente aspettano, ognuno, la persona che hanno invitato a mangiare con loro: una donna.
Tutto sarebbe perfetto, se solo il nobile gesto del maschio casalingo non avesse come sottofondo “La donna è mobile”, celebre pezzo tratto dal Rigoletto, di Giuseppe Verdi.
Tale testo fa riferimento esplicito alla “volubilità femminile”, da sempre denunciata nei secoli, e che ha trovato un’ apparente giustificazione negli studi sull’isteria, la cui etimologia dice tutto sul concetto misogino dell’epoca vittoriana: hystera (utero).
Si riteneva, infatti, che l’instabilità esasperata che colpiva le donne fosse dovuta ad uno spostamento dell’utero.
Solo successivamente si arrivò a comprendere che sì, questo disturbo colpiva prevalentemente le donne, ma l’organo riproduttivo non aveva alcuna imputazione al riguardo.
Ciò che invece induceva all’isteria, nell’ Ottocento, era una severa repressione sessuale (l’orgasmo era disdicevole per una “gentildonna”), nonché un contesto socio-culturale di totale assoggettamento all’ego e al potere maschile.
Ancora oggi l’idea di una presunta instabilità femminile, sovente ammonita con un “sei isterica” (accusa che mai viene rivolta ad un uomo), trae spunto da un atavico pregiudizio che vuole la donna inaffidabile e traditrice, come anche i versi di Verdi si apprestano a recitare: “Leggiadro viso; In pianto o in riso; È mensognero….”
È decisamente curioso che una “pubblicità progresso” (come viene chiamata oggi) si regga su una contraddizione: l’uomo sa anche essere un perfetto padrone di casa, mentre la donna resta comunque un essere poco affidabile.
Curiosità che poi non esita a trovare esplicazione in una mossa che tanto casuale non è: il business mediatico si avvale di abili esperti di marketing; e rimane difficile credere a pubblicitari improvvidi.
Quindi: tutto è studiato, tutto è strategicamente costruito per colpire il fruitore ed indurlo a diventare un acquirente del prodotto reclamizzato.
E così, ben venga una figura femminile un po’ capricciosa, imprevedibile, ma che tanto affascina il macho di turno, pronto a coccolarla come una bambina.
Perché le donne “sono così”: da proteggere, da non prendere in considerazione per la loro frivolezza.
Peccato che i suddetti messaggi che arrivano alla gente tanto progressisti non sono, visto che ripropongono il concetto trito e ritrito della donna in chiave accusatoria. E per giunta alludente al personaggio evitico che abitava l’Eden insieme a colui che avrebbe ingannato (volendosi attenere anche al prototipo femminile religioso).
Nulla di nuovo, all’orizzonte; soltanto una cultura sociale che necessita ancora di demonizzazioni a danno della Donna, per poter assolvere sempre e comunque: l’Uomo.