“La Corte Costituzionale può decidere se un reato è incostituzionale ma il potere di creare norme punitive spetta solo al Parlamento”.
Catania – “È giusto dire che i provvedimenti giurisdizionali si devono rispettare ed eseguire laddove è necessario, ma ciò non toglie che essi non possano essere commentati e criticati. Io non ritengo assolutamente che la Corte Costituzionale possa decidere di ripristinare un reato che il legislatore ha cancellato”. Lo sottolinea l’avvocato Giuseppe Lipera, uno dei difensori dei 51 imputati del cosiddetto processo “Università bandita”, su presunti concorsi truccati nell’ateneo. “Nella mia qualità di difensore di un Professore Ordinario, mi corre l’obbligo morale, per la mia coscienza, di esternare, sempre con il più dovuto rispetto, il mio assoluto dissenso relativamente alla recente ordinanza con cui è stata sollevata questione di legittimità costituzionale”.
Lipera evidenzia che l’errore dell’ordinanza, “a mio avviso, sta nel fatto che viene chiamata in causa la Corte Costituzionale affinché possa decidere di abrogare una Legge che ha abolito un reato, l’art. 323 del Codice Penale (abuso d’ufficio). Io non ritengo assolutamente che la Corte Costituzionale possa decidere di ripristinare un reato che il legislatore ha cancellato. Secondo le mie conoscenze la Corte Costituzionale può decidere se un reato è incostituzionale (vedi il famoso plagio), questo sì, ma il potere di creare norme punitive spetta solo ed esclusivamente al Legislatore, cioè al Parlamento. Questo è il mio umile e modesto pensiero. ‘Il processo è una pena‘ diceva Cordero, vorrà dire che gli innocenti di questo processo dovranno attendere ancora del tempo, cioè soffrire nel corpo e nell’anima, prima che vengano riconosciuti tali”, conclude il legale.