L’aggressione risale alla notte di San Valentino. Per la vittima 22 punti di sutura e lesioni permanenti al volto.
Trento – La Procura del capoluogo trentino ha avanzato richiesta di processo per tre tifosi del Trento Calcio ritenuti responsabili del brutale pestaggio ai danni di un’agente delle forze dell’ordine transgender, avvenuto nella notte tra il 14 e il 15 febbraio scorso in un locale pubblico nelle immediate vicinanze dello stadio Briamasco. Le accuse mosse dal pubblico ministero sono pesantissime: lesioni aggravate e deformazione dell’aspetto mediante lesioni permanenti al volto.
Le conseguenze fisiche dell’aggressione sono state devastanti per la vittima: 22 punti di sutura complessivi, di cui 18 concentrati sulla regione cranica, oltre a danni permanenti al volto. La poliziotta, in forze alla Questura di Verona e fuori servizio quella sera, ha dovuto affrontare un periodo di convalescenza di trenta giorni e continua tuttora a sottoporsi a trattamenti medici e a supporto psicologico per elaborare il trauma subito, mentre porta avanti il suo percorso di transizione.
Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, come riferisce Open, tutto sarebbe iniziato con una provocazione fisica: uno dei tre avrebbe urtato deliberatamente la donna con una spallata. Da lì sarebbero seguiti insulti a sfondo sessuale. Quando l’agente ha chiesto di smetterla, la situazione è precipitata rapidamente verso la violenza fisica.
Nel tentativo di sottrarsi all’aggressione, la poliziotta avrebbe cercato riparo nei servizi igienici del locale, ma i tre l’avrebbero inseguita colpendola ripetutamente con pugni, con uno sgabello preso dall’arredo del bar e infine con calci anche quando era già inerme sul pavimento. Gli aggressori le avrebbero inoltre sottratto il telefono cellulare per impedirle di allertare i soccorsi, condotta per cui si aggiunge l’imputazione di violenza privata.
Uno dei tre indagati si trova attualmente agli arresti domiciliari con dispositivo elettronico di controllo. Gli altri due coinvolti, rispettivamente di quarantadue e trentaquattro anni, sono indicati come gli esecutori materiali del pestaggio.
L’inchiesta ha potuto contare su molteplici elementi probatori: le testimonianze raccolte e soprattutto le registrazioni degli impianti di videosorveglianza presenti nell’area, che secondo gli investigatori confermerebbero integralmente la versione fornita dalla parte offesa. Spetterà ora al giudice per le indagini preliminari Enrico Borrelli, durante l’udienza fissata per il mese di dicembre, stabilire se esistano i presupposti per il rinvio a giudizio dei tre imputati.