Il commissario Giovanni Filippini fa il punto sui numeri dell’ondata pandemica che sta colpendo Lombardia, Emilia e Piemonte.
Roma – “Al momento ci sono in Italia 18 focolai in Lombardia, 5 in Piemonte e 1 in Emilia-Romagna”. Il commissario straordinario alla peste suina africana, Giovanni Filippini, fa il punto sui numeri dell’epidemia negli allevamenti italiani. Tuttavia, “bisogna essere prudenti. La situazione è complessa ma definirla drammatica è esagerato. È una situazione legata a un’ondata epidemica. È chiaro – aggiunge – che c’è tantissima preoccupazione da parte di associazioni e allevatori, soprattutto di quelli che si trovano nelle zone di restrizione e sono soggetti alle misure e ai provvedimenti che ho inserito nell’ultima ordinanza”.
A innescare l’epidemia sarebbero stati la sottovalutazione delle misure di biosicurezza e gravi ritardi nel segnalare i primi casi di Psa. Secondo la ricostruzione di Mario Chiari, direttore generale welfare di Regione Lombardia e sub commissario Psa, “la falla è stata riscontrata nell’allevamento di Vernate, ufficialmente quarto focolaio, ma probabilmente il primo a essere realmente contagiato”. Poi il virus si è diffuso tra Milano, Pavia e Lodi.
Attualmente sono stati messi in campo i provvedimenti per evitare il contagio, con la ricostruzione anche della catena dei contatti, indagini epidemiologiche e blocco delle movimentazioni, ma la situazione resta allarmante. Secondo Chiari la gestione all’interno degli allevamenti può fare la differenza. “Spostare gli animali con la febbre in infermeria o, in generale, la manipolazione porta alla diffusione del virus tra gli altri capi”, sottolinea Chiari. Da segnalare che la peste suina in Lombardia può rappresentare un danno economico a parecchi zeri, considerando che qui si alleva il 40% dei suini d’Italia: 30 miliardi di reddito per la mancata esportazione.
L’ordinanza varata dal nuovo Commissario straordinario Giovanni Filippini, subentrato dopo le dimissioni di Vincenzo Caputo, prevede misure di biosicurezza e nuovi divieti di movimentazione degli animali e di accesso agli allevamenti situati nelle zone di restrizione I, II e III di Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, ha annunciato l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, Alessandro Beduschi. La tensione tra gli allevatori è alta. Assosuini avvisa che “dopo ben mille giorni di allarmi inascoltati, adesso non si può chiedere agli allevatori di trasformare gli allevamenti in sale operatorie e tenere i costi della carne ai minimi”. I vertici di Coldiretti chiedono “che vengano subito erogati gli indennizzi dovuti alle aziende danneggiate dalla Psa” e certezze sul fatto che i rimborsi riguardino anche chi è costretto a restare fermo senza ripopolare.
“Abbiamo sottolineato l’importanza di misure di contenimento, come la riduzione della popolazione dei cinghiali, principali vettori del virus – ha detto il presidente Coldiretti Ettore Prandini – ora ci aspettiamo che queste strategie vengano attuate. La carne suina è assolutamente sicura e controllata. Le preoccupazioni degli allevatori sono legittime. Hanno fatto enormi sacrifici e ora si trovano in grande incertezza. Gli indennizzi devono arrivare rapidamente per permettere loro di superare questa crisi”.